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30.09.2015

Velomobile: molto più di un'auto a pedali

Velomobile: valida alternativa alle automobili e mercato tutto da scoprire

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di Gabrio Manocchio

A partire dalla consapevolezza che il traffico motorizzato genera elevati costi sociali, con un impatto elevato sui livelli di stress, inquinamento atmosferico e acustico e sul numero di incidenti stradali, la regione Toscana spinge da tempo per incentivare l’uso di veicoli a propulsione umana; il 23 maggio scorso è stato realizzato il primo appuntamento del progetto MO.SO.TO. (acronimo che sta per Mobilità Sostenibile Toscana), con partenza da Vicopisano (PI) e arrivo a Pontedera.

L’iniziativa mira a divulgare e incentivare l’uso della velomobile, protagonista assoluta dell’evento, e soluzione su cui si punta per fornire un’alternativa concreta sulle distanze medie all’uso della bicicletta, penalizzata da una rete di piste ciclabili ancora scollegate fra loro e pertanto incapace di rappresentare una valida alternativa in termini di mobilità sostenibile per le esigenze di tutti i giorni.

Ma... quanti di voi sanno però di cosa stiamo parlando esattamente?

La velomobile non è ancora disponibile sui siti per vendere auto, anche se le ricorda molto nelle forme: si tratta infatti di un veicolo carenato a tre ruote, ibrido (a propulsione umana ed elettrica), basato sostanzialmente sulla meccanica di una bicicletta, in cui il passeggero viaggia in posizione reclinata e all’interno di un abitacolo, e quindi con maggiore comfort, sicurezza e al riparo dalle intemperie; per questo rappresenta una validissima alternativa alle automobili sulle distanze tra i 5 e i 30 chilometri, e lo sviluppo di nuovi materiali le ha garantito negli ultimi anni crescente popolarità soprattutto in Nord Europa, Canada e Australia.

L’Italia segue tuttavia con attenzione le evoluzioni del settore, come dimostra l’attività dell’azienda DreamCycle, il cui modello di velomobile Zephyrus, dotato di cambio, freni e manubrio come una  normale due ruote, è integrato però da una scocca realizzata in fibra di carbonio, illuminazione a LED, segnalatori stradali, contachilometri con navigatore incorporato, rendendola di fatto un interessante ibrido in grado di raggiungere - grazie al sistema di pedalata assistita - una velocità massima di 55 km/h.

A livello generale, il crescente interesse per la velomobile si lega anche nella possibilità di costruzione mediante stampanti 3D e di usare materie prime secondarie, come ad esempio alluminio, plastica e resine; forse anche questo spiega l’interesse dei centri di ricerca, come ad esempio il Politecnico di Torino, dove un gruppo di studenti ha realizzato il prototipo S-Trike, premiato nel 2014 allo Students Challenge dalla WHPVA (World Human Powered Vehicle Association), velomobile che prevede la possibilità di separare il telaio dalla carenatura, fornendo una soluzione davvero efficace per le esigenze di mobilità green di tutti i giorni, anche di quelli più caldi.

Foto da Flickr.com

 
 
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