Gestione impianti sportivi

andrea annunziata, Sporthink, marketing, sport,
24.03.2014

Il marketing sportivo in Italia - l'esempio del rugby

Intervista ad Andrea Annunziata, titolare dello studio Sporthink

Categorie: sport, sport news, impianti sportivi, gestione impianti sportivi, marketing sportivo e social media,

Intervista di Alice Spiga

Come preannunciato nell'intervista a Damiano Cori, continuiamo il nostro percorso alla scoperta di esempi e di case history di marketing sportivo e di social media marketing (sempre applicato al settore dello sport) in Italia.

In questa seconda intervista, chiamiamo in causa Andrea Annunziata, titolare dello studio Sporthink, che si occupa di marketing, comunicazione e ricerca fondi per il mondo dello sport, nonché docente della Scuola Regionale dello Sport presso C.O.N.I. Lombardia e firma di numerosi articoli di sport-marketing e comunicazione.

Con Andrea entriamo nel merito dei vantaggi e dei benefici che il marketing sportivo potrebbe apportare alla gestione degli impianti sportivi italiani, approfondendo in particolare le azioni messe in campo dalla Federazione Italiana Rugby, dalla quale c'è molto da imparare in tema di comunicazione e promozione dell'attività sportiva.

L'intervista
1) Il marketing applicato al settore sport potrebbe apportare importanti vantaggi e benefici alla gestione degli impianti sportivi (anche pubblici) in Italia, eppure è ancora uno strumento poco sfruttato, perché?

"La domanda è molto interessante perché va a colpire uno dei punti critici del sistema italiano dello sport. Gli impianti sportivi avrebbero un disperato bisogno di applicare il marketing per:

  • promuovere le attività svolte al loro interno dalle società sportive
  • promuoversi presso potenziali sponsor
  • promuovere un corretto stile di vita, che potrebbe dirottare i fondi pubblici destinati in precedenza alla sanità all’ammodernamento delle strutture sportive.

Il motivo per cui è ancora così poco sfruttato è da cercare in interessi personali sviluppati sia all’interno delle Pubbliche Amministrazioni, sia all’interno dei gestori degli impianti.

Non è questa probabilmente la sede per sviluppare questo punto, ma chiediamoci come mai gli impianti vengano costruiti senza il coinvolgimento delle società sportive che ne usufruiranno o come mai i gestori di certi impianti siano sempre gli stessi.

In un ambiente non competitivo è evidente come le competenze non siano ricercate".

2) Che tipo di conoscenze bisognerebbe maturare?

"Per aprire la competizione tra strutture differenti, la prima cosa da fare sarebbe strutturare le società con persone che abbiano competenze in materia certo di marketing, ma anche di rapporti con i media (stampa e web)".

3) Ci vorrebbe una figura specifica che se ne occupi?

"Assolutamente sì! Dirò di più, in questo mondo sportivo spesso le competenze/responsabilità dei singoli consulenti/dirigenti sono confuse, mentre invece ogni dirigente deve avere una competenza e un campo d’azione specifico, altrimenti le cose vengono fatte male o comunque meno bene di quanto si potrebbe.

Esemplificando nello sport, a un portiere, nel calcio o nella pallanuoto, si chiede di parare, dovesse essere responsabile anche del fare gol si andrebbe alla disfatta. Parimenti un responsabile marketing non può svolgere anche compiti di segreteria".
 

4) Puoi porre qualche esempio di marketing sportivo (innovativo) in Italia? Quali risultati sta dando?

"Con attenzione sto seguendo lo sviluppo del marketing della Federazione Italiana Rugby. In pratica sta lavorando molto sui social network e sul street marketing, portando cioè eventi divertenti per le strade e creando empatia nei confronti dello sport e della nazionale. Questo rende più visibili gli sponsor, crea azioni virali sul web e permette una misurazione maggiore della effettiva crescita del movimento.

In ambito web, ad esempio, creano azioni con hashtag specifici ad ogni partita, mentre per Italia-Inghilterra bisognerà indovinare chi segna per primo, con in palio un regalo che celebra il match. Insomma, azioni assolutamente misurabili, che in un piano marketing fanno la differenza".

Due video-esempi

Guarda il primo flash-mob della federazione italiana rugby


E tu? Hai una #faccedarugby?

5) Entrando nel merito dei social media. Le associazioni sportive (ASD, SSD, SRL sportive ecc.) e i dirigenti sportivi li usano?

"Ai vertici delle federazioni si comincia a utilizzarli, ma ancora con difficoltà. La cosa risulta normale se si pensa che, chi li usa, è in genere non giovane (per cui non al passo con le ultime tecnologie).

Scendendo di livello la situazione è sconfortante, non solo non si usano social network ma, cosa ancora più grave, non li si vuole usare perché ritenuti non necessari o non conosciuti.

Chi li usa, in generale, li ritiene un divertimento per cui ha una gestione social del tutto amatoriale, con messaggi che spesso sono del tutto inappropriati o contradditori con la società che si rappresenta".

6) Potresti fare un esempio di una squadra, associazione, ente, gruppo, ecc. del mondo dello sport che sta utilizzando nel migliore dei modi i social network in Italia?

Vi segnalo nuovamente la Federazione Italiana Rugby. Visitate i canali Facebook e Youtube, c’è già molto su cui ragionare.

Visto da vicino

Andrea Annunziata
Laureato in Economia Aziendale alla Facoltà di Economia “Einaudi” di Torino con una tesi intitolata “Come lo sport promuove il territorio”. (Ora rivista e corretta è un e-book in vendita su Kindle). Dal 2006 è titolare dello studio "Sporthink". Dal 2011 è docente presso la Scuola Regionale dello Sport presso C.O.N.I. Lombardia. Firma di numerosi articoli su sport-marketing e comunicazione su giornali di settore. Ha collaborato su Sport 2.0, Sport&Work e Tempi.it.

 
 
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