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09.10.2017

Sedentarietà, l’inattività fisica costa all’Ue 80 miliardi l’anno.

Secondo i dati presentati in occasione della European Week of Sport, in Europa circa il 6% delle morti è dovuto alla mancanza di movimento. E i nostri figli sono i più pigri di sempre.

A cura della redazione di Sport Industry

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Ottanta miliardi di euro l’anno. A tanto ammonta il costo dell’inattività fisica, che oggi riguarda circa 210 milioni di cittadini in tutta l’Unione Europea. Un dato significativo, e altissimo, che comporta non solo conseguenze sulla salute dei singoli sedentari, ma anche sulla situazione dell’Economia internazionale. A spiegarlo sono i dati presentati nei giorni scorsi, durante l’European Week of Sport, iniziativa della Commissione Ue volta a promuovere lo sport e l’attività fisica in tutto il continente.

All’hashtag #BeActive, cioè “sii attivo”, invito che alla luce dei dati presentati assume un nuovo significato, infatti, esperti e docenti di rilievo internazionale hanno portato a Bruxelles studi e analisi relativi ai rischi determinati dalla totale sedentarietà. E il bilancio è funesto: secondo Marisa Fernandez Esteban, vice capo dell’unità Sport della Commissione Ue, in Europa circa il 6% delle morti è dovuto alla mancanza di movimento.

Non solo. Pare anche che i bambini di oggi, cioè per intenderci i nostri figli, siano i più inattivi di sempre, il che potrebbe avere conseguenze sulla durata della loro vita. Potrebbero, come ha spiegato Dan Burrows, direttore senior “Global Community Impact” di Nike, riportato dal sito sporteconomy.it, diventare la prima generazione in assoluto a morire in età più precoce rispetto ai propri genitori.

L’Italia, come spesso accade, ha conquistato un posto sul podio dei paesi più sedentari. Preceduti solo dagli inglesi, gli italiani sono per un terzo incapaci di raggiungere i livelli di attività fisica quotidiana raccomandati dall’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, nello specifico, il 38% delle donne e il 28% degli uomini. Eppure basterebbero appena 150 minuti alla settimana di movimento per adeguarsi agli standard minimi di movimento. Ma i giovani non fanno meglio: il 92% dei tredicenni italiani non raggiunge gli standard Oms.

 
 
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