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22.09.2014

La non sostenibilità degli stadi di calcio italiani e le possibili soluzioni

Intervista a Mario Macalli, presidente della Lega Pro

Categorie: sport, sport news, stadi e arene,

di Alice Spiga

Come promesso nell'articolo I tifosi abbandonano gli stadi. Quali sono le cause? E le soluzioni? , che vi invitiamo a leggere, continuiamo il nostro percorso per comprendere perché gli stadi italiani sono ogni giorno più vuoti e, soprattutto, per tentare di trovare soluzioni a questo problema.

In questa seconda intervista abbiamo interpellato Mario Macalli, Presidente della Lega Pro , che ha condiviso con noi i problemi che il sistema calcistico italiano sta attraversando, le sue idee su come il calcio andrebbe riformato e, soprattutto, i progetti che la Lega da lui presieduta sta portando avanti a sostegno degli stadi italiani.
  

Intervista a Mario Macalli, Presidente Lega Pro
   
1) Negli ultimi anni abbiamo assistito a una tendenza preoccupante, che vede la partecipazione dei tifosi negli stadi italiani sempre di più in calo. Secondo lei qual è il motivo?

«La situazione del calcio è sotto gli occhi di tutti, basta guardare le gradinate dei nostri stadi e metterle a confronto con quelle all’estero. Una delle cause principali, anche se non è la sola, è di sicuro la vetustà delle nostre strutture. Gli stadi italiano sono mediamente molto vecchi e di sicuro non invogliano l’accesso.

Basta guardare l’esempio di Torino. Nel vecchio stadio, la Juventus faticava a raggiungere le 10mila presenze, oggi le ha più che triplicate.

In questo contesto, stiamo di sicuro subendo una mancanza di risorse, che ci rende molto più difficile la ristrutturazione degli stadi, però patiamo anche una mancanza di visione e una gestione miope delle risorse».
    

2) Vede qualche possibile soluzione a questo problema?

«Il calcio così concepito non è più sostenibile, e non si può sperare nell’intervento di qualche magnate. È venuto il momento di creare nuovi servizi che permettano di sfruttare lo stadio anche al di fuori degli orari delle partite, in modo che le squadre si autofinanzino.

Per fare questo, e la Juventus ha mostrato la strada, servono non solo stadi adeguati a ospitare servizi alternativi, che attirino il pubblico a prescindere dai momenti di gioco, ma anche una riorganizzazione delle società di calcio in chiave di business.

Altra soluzione è, a mio avviso, ritornare a un’autarchia calcistica territoriale, ovvero ricominciare a coinvolgere il territorio in cui si gioca: a partire dai calciatori che formano la squadra, per finire con le famiglie, i ragazzi, i bambini; bisogna risvegliare quel senso di amore verso il calcio che era vivo 30 anni fa.

E 30 anni fa gli stadi non erano di sicuro meglio, eppure io ricordo che, dopo l’oratorio, si correva a casa nella speranza che un adulto ci portasse allo stadio. Oggi, i ragazzi sono distratti da molteplici altre attività e vanno quindi attratti e coinvolti.

Discorso a parte merita la violenza che purtroppo è ormai associata al movimento calcistico italiano. Oggi, che tutte le partite sono trasmesse in televisione, quale genitore porterebbe suo figlio allo stadio con tutti gli episodi di violenza cui si continua ad assistere? Qui, l’unica soluzione è applicare duramente le norme che già abbiamo, così da colpire e allontanare chi è colpevole di questi atti di aggressività».
   

3) In che modo state intervenendo, in particolare, per favorire la ristrutturazione o la costruzione ex novo degli stadi afferenti alla Lega Pro?

«La Lega Pro si è mossa già su molteplici fronti: abbiamo all’attivo la costruzione dello stadio de L’Aquila, abbiamo già avviato il progetto a Cremona, così come a Catanzaro e a Savona.

Abbiamo anche rinnovato la convenzione con l’Istituto per il Credito Sportivo, che mette a disposizione mutui per 150 milioni di euro; mutui che permetteranno ai club di Lega Pro di costruire nuovi stadi o restaurare i propri impianti.

Quello che sento, in questo periodo, è una nuova speranza, un nuovo fervore. Ho la sensazione che, a fronte certo di grandi sacrifici, le società di calcio potranno ancora essere sostenibili, soprattutto se punteranno sulla polifunzionalità delle strutture e, come detto prima, sui giovani e sulle politiche di valorizzazione della loro presenza a livello territoriale».
 

Per approfondire

   

 
 
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