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analisi mercato sportivo italia
20.06.2013

La dimensione economica dello sport in Italia

Un'analisi accurata svolta dal Servizio Studi Bnl mette in evidenza il valore economico e le fonti di finanziamento per il mercato dello sport in Italia

Categorie: sport, news sport, mercato impiantistica sportiva, finanziamenti e bandi,

di Alice Spiga

"Lo sport in Italia ha assunto una dimensione economica rilevante. Pur avendo registrato, negli ultimi anni, una flessione, nel 2011 presenta un peso pari all’1,6% del Pil (nel 2008 era pari al 2,8% del Pil) e genera un giro d’affari di circa 25 miliardi di euro".

"Considerando anche l’indotto, si arriva a circa 3 punti percentuali di Pil. Il valore della produzione, direttamente e indirettamente attivato dallo sport, è pari a oltre 50 miliardi di euro e si calcola che le entrate delle Amministrazioni pubbliche, attribuibili al comparto, ammontino a circa 5 miliardi di euro".

Così riporta Stefano Ambrosetti, economista del Centro Studi Bnl, nel Focus redatto in maggio 2013 dedicato allo sport in Italia, che approfondisce il valore economico dello sport, le possibilità di business e gli investimenti.

Secondo quanto riportato nel Focus, in Italia le fonti di finanziamento dello sport passano principalmente per tre canali:

  • individui e famiglie;
  • aziende private;
  • finanziamenti pubblici.

La spesa sostenuta dagli individui e dalle famiglie costituisce la principale fonte di finanziamento per lo sport in quasi tutti i paesi europei. In Italia le spese per lo sport delle famiglie residenti ammontano a 22 miliardi di euro (contro un 100 miliardi di euro annui a livello UE), pari al 2,3% del totale dei consumi.

La principale voce di spesa è quella relativa all’abbigliamento e alle calzature (6,7 mld di euro), seguita dalle spese per lo sport attivo (3,3 mld) e dal turismo sportivo (2,9 mld).

I finanziamenti delle aziende private possono invece derivare da molteplici iniziative come:

  • sponsorizzazioni (si pensi che le sponsorizzazioni in ambito sportivo assorbono circa il 90% del totale delle sponsorizzazioni. Un ruolo rilevante è svolto dai media e dalle tv, attraverso l’acquisto dei diritti legati agli eventi sportivi),
  • acquisto di spazi pubblicitari in strutture sportive,
  • vendita di beni e servizi alle società sportive a prezzi inferiori al mercato,
  • donazioni.
Contributi pubblici allo sport

Le risorse pubbliche destinate allo sport, che tra il 2001 e il 2009 avevano registrato una crescita media del 5%, in seguito ha vissuto una totale inversione di tendenza, che ha portato un calo degli investimenti pubblici del 16% nell'anno 2010, arrivando a un flusso annuo di circa 2,5 miliardi di euro.

Oltre la metà della spesa viene sostenuta dai comuni (54%), seguiti da Stato (27%), regioni (11%) e province (8%). Le regioni che investono di più sono il Trentino Alto Adige, la Valle d’Aosta e il Friuli Venezia Giulia.

Nel confronto con gli altri paesi, l’Italia registra un ammontare di contributi pubblici significativamente inferiore in valore assoluto; circa il 50% in meno rispetto alla Gran Bretagna e alla Germania e circa il 65% in meno rispetto alla Francia.

Chiude l'analisi effettuata da Ambrosetti, uno studio di A.T. Kearney 3, che fornisce una stima relativa al valore del business legato allo sport a livello globale, che oscilla tra i 350 e i 450 miliardi di euro.

Il mercato dell' articolo sportivo

I dati riportati dal Centro Studi Bnl trovano una corrispondenza nell'analisi effettuata da Assosport sul mercato degli articoli sportivi, presentata questo mese in occasione dell'assemblea annuale dell'associazione.

"Dal punto di vista prettamente economico - ha esordito Luca Businaro, Presidente Assosport - la situazione nel nostro settore non è rosea, anche se, può ritenersi migliore che in altri ambiti".

Secondo i dati ufficiali di bilancio, infatti, le aziende sportive in Italia hanno registrato, tra il 2010 e il 2011, una sostanziale stabilità: i volumi di fatturato si sono generalmente mantenuti, con una crescita minima dell’1,62% che, paragonata agli altri settori sostanzialmente in calo, è un segnale comunque positivo.

Il 97,7% sono società di capitali, il 94% è presente nel mercato da oltre 10 anni. Il margine operativo lordo ammonta a 156 milioni di euro per un fatturato aggregato di più di 4,2 miliardi di euro (fatturato medio di 34 milioni di euro).

Quello che emerge nel dettaglio è che il mercato nazionale sta attraversando una calo a due cifre, mentre il volume delle esportazioni è in crescita: il dato di fatto è che le aziende sportive nazionali sono in affanno, soprattutto a causa di lentezze burocratiche e di un rapporto ormai disgregato con gli istituti di credito.

"Abbiamo lanciato una importante provocazione - conclude Businaro - quella di chiedere all’ABI, Associazione Bancaria Italiana un tavolo di incontro per aprire un dialogo. Considerando infatti che il consumo di articoli sportivi in Italia equivale a 25 miliardi di euro, il nostro settore (seppure di nicchia) occupa uno spazio di rilievo all’interno del sistema economico nazionale e per questo deve poter contare su un futuro garantito”.

Per approfondire

Scarica il Focus n°16 - 07 maggio 2013, a cura di Giovanni Ajassa e Stefano Ambrosetti, Servizio Studi Bnl

 
 
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