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Roberto Pella
03.05.2013

Gli investimenti dei Comuni per l’impiantistica sportiva di base

Intervista a Roberto Pella

Categorie: sport, sport news, impianti sportivi, istituzioni sportive,

di Lucia Dallavalle

"Non è più il momento di attendere: oggi bisogna investire nello sport. Lo sport non significa solo risparmio sulla salute, ma è anche un mezzo sociale importante, per l’integrazione dei popoli, integrazione dei giovani, dei disabili".

Con queste parole, Roberto Pella, delegato ANCI a sport e politiche giovanili e assessore allo sport del Comune di Biella, entra nel merito delle problematiche che coinvolgono l'impiantistica sportiva di base, approfondendo la spesa dei Comuni per l’impiantistica sportiva, i pagamenti delle PA alle imprese e l'importante protocollo d'intesa con la LND, la cui firma porterebbe a fondamentali passi in avanti nella promozione del calcio dilettantistico.

Questo perché, come dice nell'intervista Pella stesso: "per dare un taglio bisogna dire “Investiamo nello sport”, ma considerando lo sport dilettantistico o lo sport per tutti, non quello professionistico, che è già autofinanziato".

L'intervista

Gli investimenti dei Comuni in ambito sportivo si sono ridotti nel corso degli anni. In che misura e perché?

“È evidente che la spesa dei Comuni per l’impiantistica sportiva, in questi ultimi anni, è calata in maniera verticale, non soltanto per il patto di stabilità, ma anche per il vincolo della possibilità di indebitamento sui primi tre titoli delle entrate (Ndr, le entrate di un ente locale si suddividono in sei tipologie, convenzionalmente denominate “Titoli”), che è passato dal 25% negli anni ‘90 all’attuale 12%.

Lei capisce bene che, nel corso di questi anni, i Comuni non hanno potuto investire sui primi tre titoli con la leva finanziaria che utilizzavano negli anni ‘90.

Anzi, i Comuni che avevano già il 14-15-16% sono stati obbligati a rientrare, mentre i Comuni che avevano il 10 o l’11% hanno potuto arrivare al 12%, ma privilegiando determinanti investimenti infrastrutturali, ritenuti probabilmente più importanti, come quelli a livello scolastico, che in parte ricadono anche sulle palestre, oppure interventi sul sistema stradale o su dissesti idrogeologici e così via.

C’è un problema legato al patto di stabilità, dunque, ma soprattutto c’è un indice di indebitamento che deve rientrare nei parametri.

In secondo luogo, molte volte gli interventi in materia sportiva venivano finanziati dagli oneri di urbanizzazione, ma questi si sono ridotti drasticamente, perché ormai sono tre-quattro, anzi cinque anni che di case se ne fanno poche.

Le posso fornire questo dato: gli oneri urbanizzazioni si sono contratti mediamente del 70%.

Un Comune che prima incassava, per esempio, un milione di euro per oneri di urbanizzazione, oggi incassa 300.000 euro”.

È possibile quantificare i debiti dei Comuni con imprese e fornitori di servizi in ambito sportivo e, quindi, valutare quanto inciderà, in tale ambito, il provvedimento appena varato per lo sblocco dei debiti?

“Abbiamo un quadro complessivo di quello che è il debito, ma non lo abbiamo suddiviso per opera, tra scuola, sport, ospedali ecc, anche se ogni Comune dispone di questo dato.

Poi, la seconda questione è che non è possibile, per un’amministrazione, pagare prima uno stadio rispetto a una strada, per esempio: i pagamenti devono essere effettuati in relazione alla data di esecuzione o alla data di registrazione della fattura”.

Tra le proposte avanzate dalla Lega Nazionale Dilettanti per il rilancio dello sport c’è anche quella di esentare dal patto di stabilità gli investimenti destinati ai campi da calcio di base. Cosa ne pensa?

“Riteniamo che quella sia una proposta molto valida, per tre ragioni. La prima, perché indubbiamente mette a sistema enti proprietari ed enti gestori, che sarebbero le società sportive, attraverso quelli che sono i punti di riferimento, quindi Anci e Lega.

La seconda, perché ovviamente non si parla tanto di “spesa”, ma soprattutto di “risparmio”, perché su quello che può essere un fotovoltaico oppure su quelli che possono essere campi in sintetico si possono ottenere dei prezzi su scala nazionale bassi e che, in secondo luogo, consentono ai Comuni di ottenere un ritorno sull’investimento, perché si va ad abbattere quella che è la spesa corrente nel corso degli anni, o di costi di energia elettrica o di costi di gestione o manutenzione dell’impianto sportivo, anche perché le stesse società intervengono in misura contributiva sul costo finale.

La terza “partita” è una partita molto più ampia; ne abbiamo parlato non solo e non tanto con la LND: mi riferisco all’incontro che ho avuto nel mese di aprile con il presidente Malagò – una persona estremamente disponibile e concreta, che vuole interagire in maniera molto forte con gli enti locali – sul fatto che noi dobbiamo avviare un’incisiva stagione di comunicazione attraverso le televisioni, i giornali o i mezzi specializzati, come il vostro, per far capire alla politica con la P maiuscola – intendo Europa, Regioni e Parlamento Italiano – che l’investimento nello sport non deve essere visto come un investimento per l’elite, per lo sport professionistico, ma deve essere considerato come un investimento che, con una politica degasperiana, consenta alle Regioni di abbattere il costo sanitario.

A livello nazionale, questo lei lo sa bene, il costo della sanità pubblica nei bilanci regionali oscilla tra l’80-83-84 per cento, mentre, a livello europeo, abbiamo dati che in alcuni Stati sono più bassi addirittura di 15-20 punti.

Vede bene che se ci fosse una contrazione in prospettiva su quel dato, si potrebbe rilanciare altrove, ma è chiaro che prima di ottenere risultati di abbattimento dei costi sanitari, bisogna investire sullo sport… è il cane che si morde la coda.

Per dare un taglio, bisogna dire “Investiamo nello sport”, ma considerando lo sport dilettantistico o lo sport per tutti, non quello professionistico, che è già autofinanziato.

Credo che determinati volti sportivi potrebbero avere una penetrazione molto forte a livello mediatico, spingere in qualche modo la politica – intendo l’Europa, il Parlamento nazionale e i governi regionali – a destinare dei fondi allo sport.

Così abbiamo stabilito sia con Lega Pro, sia con Lega A e con il Coni che è il massimo ente che rappresenta tutti gli sportivi italiani.

Vogliamo che Coni e Comuni procedano a braccetto, perché quello cui teniamo è valorizzare lo sport e soprattutto rilanciare lo sport, sia l’impiantistica sia il sostegno al mondo associazionistico”.

Rivolgete delle proposte concrete al nuovo Governo?

L’incontro che ho avuto con il presidente Malagò è stato molto positivo proprio perché ho riscontrato nel Presidente disponibilità, dinamismo e soprattutto concretezza nel voler immediatamente porre l’attenzione del Governo, indipendentemente dal colore politico che avrà, su quelle che sono tematiche forti, che dovranno per forza essere prese in considerazione.

Non è più il momento di attendere: oggi bisogna investire nello sport. Lo sport non significa solo risparmio sulla salute, ma è anche un mezzo sociale importante, per l’integrazione dei popoli, integrazione dei giovani, dei disabili…

Oggi dobbiamo lavorare in maniera sinergica e unitaria proprio perché dobbiamo avere degli obiettivi comuni, che si raggiungono quando le parti dialogano e noi, come Anci, con il Coni, la Lega pro, la Federazione, lo stiamo facendo. Quello che ci interessa è il risultato finale, anche perché stiamo parlando del bene e dell’interesse dei nostri amministrati.

Non è per tirarmi indietro, ma francamente i Comuni non possono essere considerati la “Politica”: i Comuni sono la parte operativa, quella che dà delle risposte concrete.

Ogni cittadino, ogni sportivo, quando ha bisogno di qualcosa non si rivolge in Provincia, né in Regione, né tanto meno a livello nazionale, ma va in Comune. Purtroppo, oggi la Legge stabilisce che la competenza dello sport sia in capo alle Regioni, quando di fatto il 98 per cento degli impianti sportivi è dei Comuni.

Quindi c’è qualcosa che non va, e questa situazione va sistemata con uno spirito costruttivo, di forte dialogo. Io ritengo che sia arrivato il momento di dire “basta”: bisogna fare qualcosa per lo sport, ma proprio perché lo sport rappresenta tutto quello che ho già detto prima e, in ottica futura, grandi risparmi”.

Per approfondire

Questa intervista è parte integrante di un articolo dedicato a LND e ANCI pubblicato nel numero 12 - aprile-giugno di Sport Industry Magazine . Registrati al nostro portale per ricevere la rivista gratuitamente.

 
 
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