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Ginnastica in acqua
15.12.2016

Salute, i benefici della ginnastica in acqua per le persone colpite da ictus

Una serie di studi condotta dalla National Swimming Pool Foundation (Nspf), l’organizzazione non profit americana impegnata nella promozione delle ‘buone pratiche’ per gli operatori del settore piscine, dimostra come gli esercizi in acqua comportino significativi benefici per le persone colpite da ictus.

Categorie: sport, sport news, piscine, piscine news, ricerche e studi scientifici,

A cura della redazione di Sport Industry

Svolgere attività fisica in acqua aiuta le persone colpite da ictus a recuperare le proprie funzioni motorie. A sostenerlo è una serie di studi scientifici promossa dalla National Swimming Pool Foundation (Nspf) , l’organizzazione non profit con sede a Colorado Springs, negli Usa, impegnata nell'elaborazione e nella promozione di buone pratiche per gli operatori del settore piscine e aquatics. Secondo i ricercatori, infatti, rispetto all’attività motoria effettuata fuori vasca, allenare il corpo in immersione comporta maggiori benefici per chi è convalescente in seguito a un colpo apoplettico, in particolare dal punto di vista cardiovascolare, del miglioramento dell’equilibrio, e in relazione al recupero della forza e della tonicità muscolare.

I dati scientifici a suffragio di questa affermazione provengono da diverse ricerche, nate grazie alle nuove tecnologie moderne che permettono, a differenza di quanto avveniva in passato, il monitoraggio preciso degli effetti dello sport in acqua sul sistema cardiocircolatorio. La prima di queste è un’analisi condotta dal team giapponese capitanato dal professor Shuji Matsumoto, del dipartimento di Medicina Riabilitativa dell’Università Kagoshima a Kirishima City, pubblicata sul Journal of Alternative and Complementary Medicine. L’equipe ha recentemente esaminato due gruppi di pazienti, vittime di ictus, impegnati in un percorso riabilitazione motoria: al primo gruppo era stata assegnata una terapia convenzionale composta da esercizi ‘a terra’, mentre agli altri partecipanti allo studio erano stati prescritti anche momenti di allenamento in acqua. E le differenze riscontrate dai ricercatori sono risultate evidenti: i pazienti del secondo gruppo, spiega l’equipe di Matsumoto, presentavano maggiori progressi, sia per quanto riguarda la mobilità e la funzionalità degli arti inferiori, sia in termini di qualità della vita.

   

    

   

“Le persone che hanno subito un ictus - spiega Jackie Nagle Zera, assistente docente presso il Dipartimento di Scienze Motorie della John Carroll University, in Ohio, intervistata dal sito web Aquatics International – presentano generalmente difficoltà motorie in termini di mobilità in un lato del corpo. Il fattore galleggiamento determinato dall’acqua, tuttavia, permette loro di fare riabilitazione in un contesto molto più comodo, riducendo sensibilmente il rischio che cadano, e quindi che si infortunino”.

Le stesse conclusioni sono state tratte da un caso studio presentato alla Florida Gulf Coast University di Fort Meyer, in Florida, dalla specializzanda in Fisioterapia Katey Duffy, che ha esaminato alcuni pazienti con lesioni del midollo spinale oppure vittime di ictus, la cui capacità di camminare è stata compromessa da una forma più o meno grave di paralisi agli arti inferiori. Ai pazienti, spiega lo studio, è stato chiesto di svolgere esercizi riabilitativi su un tapis roulant subacqueo, e i maggiori progressi sono stati riscontrati proprio nelle vittime di un colpo apoplettico.

Considerato che, secondo il Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie di Atlanta, in Georgia, solo negli Stati Uniti ogni anno la popolazione colpita da ictus supera le 795 mila unità, per una spesa a carico dello Stato pari a 34 miliardi di dollari (tra giorni di lavoro persi e parcelle mediche), spiegano gli esperti, i risultati di queste ricerche sono destinati ad aprire frontiere significative: individuare metodi alternativi per la riabilitazione, infatti, contribuirebbe ad assistere una larga fetta di popolazione, ed eventualmente a sviluppare buone pratiche in termini di prevenzione.

Tuttavia, precisa Zera, questi dati sono utili anche a livello generale, perché dimostrano come fare ginnastica in acqua sia di beneficio a tutti, “a prescindere dalle patologie affrontate in passato”. Tra i numerosi vantaggi presentati da questo tipo di allenamento, infatti, c’è l'aumento della pressione idrostatica quando il corpo svolge attività fisica in immersione, processo che agevola la circolazione del sangue da e verso il cuore. “Questo meccanismo, a sua volta, riduce la quantità di stress e lo sforzo richiesto dall’organo muscolare per portare a termine il training, il che consente ai pazienti di godere dei benefici derivanti dallo sport senza rischiare complicazioni cardiovascolari”.

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