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A cura di Rita Cesarini
La scorsa settimana sono stati diffusi i risultati della Active Lives Survey, un'approfondita ricerca promossa da Sport England allo scopo di indagare la situazione della pratica sportiva e dell'attività fisica nel territorio britannico, raccogliendo una serie molto ampia di informazioni quali-quantitative sul numero di praticanti.
Lo spaccato della popolazione, suddivisa tra soggetti inattivi, abbastanza attivi e attivi, mostra alcuni dislivelli sulla quantità di attività svolta dai cittadini, disparità legate in particolar modo alla condizione socio-economica e all'età delle persone.
Un aspetto molto interessante emerso dallo studio riguarda sicuramente le tipologie di pratiche svolte: se da un lato il livello di attività, a grandi linee, è rimasto invariato, dall'altro sono stati registrati mutamenti sensibili sulla percentuale di persone che scelgono di svolgere determinati tipi di sport. E questo, nello specifico, si traduce in un abbandono delle attività 'tradizionali', quali nuoto, sport di squadra, sport da racchetta e ciclismo, a favore di un avvicinamento a quelle più 'moderne', come sport d'avventura e interval training, in particolar modo HIIT e circuit training.
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Sviluppata in risposta alla nuova strategia governativa Sporting Future: A new strategy for an active nation e alla strategia di Sport England Towards an Active Nation, Active Lives è stata progettata per raccogliere informazioni dettagliate e affidabili sulle abitudini riguardanti l'attività fisica dei cittadini britannici.
Per questo motivo, la ricerca ha coinvolto soggetti a partire dai 16 anni (in realtà i questionari sono stati somministrati ai cittadini dai 14 anni in su, ma sono stati riportati solo i dati legati ai sedicenni e over 16), indagando non solo il loro atteggiamento nei confronti dell'attività fisica e sportiva e il loro grado di partecipazione, ma anche la frequenza e quantità di camminate, dell'utilizzo di bicicletta e, persino, di attività quali danza e ballo.
Il sondaggio è stato amministrato e gestito da Ipsos-Mori, la principale società di ricerche di mercato, e la raccolta dei questionari è avvenuta via posta e via web: è stata inviata una lettera con l'invito a partecipare a un campione di indirizzi selezionati per garantire una corretta rappresentanza della popolazione, selezionando fino a due adulti per famiglia. I soggetti coinvolti hanno avuto la possibilità di scegliere se completare il sondaggio online oppure su supporto cartaceo, un'opportunità data per favorire coloro con eventuali difficoltà nell'interfacciarsi al web (ad esempio gli ipovedenti).
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Il 22 marzo sono stati pubblicati i risultati, organizzati e analizzati, relativi al periodo compreso tra novembre 2016 e novembre 2017; è già stata annunciata per il prossimo 11 ottobre, invece, l'uscita del report legato al periodo maggio 2017/maggio 2018.
Il report (consultabile interamente a questo link: Active Lives Adult Survey November 16/17) delinea per prima cosa tre livelli di attività fisica in cui sono stati raccolti i diversi soggetti, ai quali segue il numero di persone appartenenti a ciascuno di essi:
La partizione dei soggetti in questi tre gruppi è legata a vari fattori, tra i quali spiccano sensibilmente le caratteristiche socio-economiche e l'età, mentre il genere non influisce in modo particolarmente sensibile (gli uomini tendono a essere leggermente più attivi rispetto alle donne con un 64% contro il 60%).
Osservando il fattore socio-economico, si può notare che le persone da lungo tempo disoccupate o coloro che non hanno mai lavorato tendono in quota maggiore a essere inattivi, nonché meno propensi a diventare attivi. I soggetti che ricoprono ruoli manageriali, amministrativi o professionali in generale, invece, hanno meno probabilità di essere inattivi e una tendenza maggiore a essere attivi.
A grandi linee, i livelli di inattività aumentano con l'avanzare dell'età, ma l'incremento più marcato si registra tra la fascia 75-84 anni e quella degli over 85, passando dal 48% al 71%. Analogamente, il livello di attività mostra un sensibile decremento tra la fascia 65-74 e quella 75-84 anni, passando dal 57% al 37%, terminando poi con un 18% nella fascia over 85. Per quanto riguarda i giovani invece, i più attivi risultano essere i soggetti tra i 16 e i 24 anni (75%), che a loro volta sono anche quelli meno inattivi (16%).
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Quanto emerge dai dati del sondaggio rivela che i 150 minuti (e oltre) di attività raggiunti dagli adulti britannici derivano dallo svolgimento di varie sessioni di sport, anche diversi tra loro.
Confrontando gli ultimi dati con quelli raccolti in precedenza, è stato possibile constatare che nonostante i livelli di attività, nel complesso, siano rimasti pressoché costanti, la quantità di persone coinvolte in alcune delle attività in lista ha subito alcuni cambiamenti, con uno spostamento da attività fisiche 'tradizionali' ad attività più 'moderne' e meno convenzionali. Guardiamole nel dettaglio:
Una parte del questionario, infine, è stata costruita per indagare sulle eventuali attività di volontariato legate al mondo sportivo. Sono state poste una serie di domande dalle quali è emerso che 6,6 milioni di adulti hanno svolto tale attività almeno due volte nell'arco di un anno. Le mansioni ricoperte sono di varia natura, tra le quali citiamo trasporto di atleti, allenamento, steward, incarichi amministrativi o di comitato, raccolte fondi, organizzazione di eventi sportivi, arbitraggio ecc.
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Active Lives Adult Survey November 16/17
Active Lives Survey Technical summary may 16/17