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Fitness Stretching e Jogging all'aperto
24.10.2016

Fitness tracker, uno studio ne mette in discussione l'efficacia. "Per dimagrire non bastano"

Uno studio condotto dall’Università di Pittsburgh, in Pennsylvania, spiega come i fitness tracker, quando lo scopo dell’attività fisica è dimagrire, potrebbero non essere sempre efficaci.

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A cura della redazione di Sport Industry

                     

C’è chi li indossa al polso per calcolare le calorie bruciate e chi invece preferisce applicarli direttamente alle scarpe da ginnastica, per misurare i chilometri percorsi in allenamento. L’obiettivo, però, è sempre lo stesso: chi acquista i fitness tracker, i dispositivi indossabili, cioè, legati al fitness, lo fa per tenersi in forma. Tuttavia, secondo uno studio condotto dall’Università di Pittsburgh, in Pennsylvania, quando lo scopo dell’attività fisica è dimagrire, questi gadget tecnologici - 274,59 milioni quelli venduti in tutto il mondo solo nel 2016 - potrebbero non essere sempre efficaci. “I risultati ottenuti attraverso la nostra indagine - spiega John Jakicic, presidente del dipartimento Salute e Attività fisica dell’Università di Pittsbourgh e capo del progetto di ricerca – dimostrano che questo tipo di tecnologia può non dare sempre risultati positivi a chi la utilizza nel tentativo di dimagrire”.

E la ragione è legata alla motivazione dei singoli individui. Perdere peso, infatti, è un impegno a lungo termine, ma l’acquisto di un fitness tracker, spiegano gli esperti, non basta a garantire che quell'impegno verrà mantenuto fino alla fine.

   

   

Lo studio condotto dai ricercatori americani, allo scopo di determinare l’efficacia dei fitness tracker proprio in relazione all’attività fisica e al dimagrimento, è il più lungo mai realizzato sull’argomento: per due anni, infatti, il team guidato dal professor Jakicic ha monitorato 471 partecipanti alla ricerca, giovani tra i 18 e i 35 anni, cioè, con problemi di obesità o in sovrappeso, iscritti a un programma comportamentale per la perdita di peso. A ciascun partecipante, spiega il professore americano, intervistato da Pbs Newshour, è stato quindi richiesto di tenere un diario della propria dieta, di tagliare il consumo di grassi, e svolgere attività fisica regolare. Successivamente, a sei mesi dall’inizio dell’esperimento, i ricercatori hanno aggiunto al programma un servizio di assistenza psicologica via telefono, promemoria inoltrati via sms e l’accesso a siti web dedicati alla salute per incentivare i partecipanti a portare avanti il programma.

A questo punto, metà degli iscritti al programma di ricerca ha ricevuto un fitness tracker da polso, in grado di misurare l’intensità dell’attività fisica svolta sulla base dell’Equivalente metabolico, o Met. Al termine dei 24 mesi di indagine, tutti i partecipanti sono saliti sulla bilancia. E a decretare l’efficacia dell’armband è stato il display digitale: “Il gruppo che non indossava il fitness tracker ha perso più chili rispetto a chi lo indossava: - 5,9 kg, contro - 3,5 kg”.

Acquistare un fitness tracker, sottolinea quindi il professor Jakicic, “non è abbastanza per perdere peso, almeno per quanto riguarda il soggetto medio”. L’euforia determinata dall’acquisto di un nuovo dispositivo, spiegano gli esperti, tende a scemare nell’arco di qualche settimana, e in certi casi l’entusiasmo dovuto alla possibilità di condividere online – via social network – i propri risultati, non è incentivo sufficiente a portare avanti il proprio programma fino alla fine. “Ad oggi – conclude l'equipe di Jakicic - le terapie classiche comportamentali per il dimagrimento restano la soluzione più efficace”.

                 

                      

Per maggiorni informazioni:

Jakicic, J., Davis K., Rogersn R (2016) Effect of Wearable Technology Combined With a Lifestyle Intervention on Long-term Weight Loss. Jama, Journal of American Medical Association.

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