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Gli impianti natatori sono costituiti da un complesso di locali aventi diverse forme e destinazioni d’uso, tutti accomunati dalla presenza di fattori di rischio per la sicurezza e la salute dell’individuo, sia esso bagnante o addetto ai lavori.
Tali rischi dipendono dall’interazione tra l’agire umano e le caratteristiche architettoniche dei locali, delle attrezzature, degli impianti e delle sostanze in essi presenti.
La variabilità degli effetti negativi sulla salute può assumere ulteriore aggravante in virtù della concomitanza di altri fattori accidentali e non prevedibili, quali ad esempio la rottura di tubazioni, la fuoriuscita di sostanze chimiche e l’interruzione improvvisa dell’energia elettrica.
Per quanto riguarda gli addetti ai lavori è richiesta un'operatività di alta specializzazione e di aggiornamento continuo. La complessità degli impianti tecnologici installati e le relative soluzioni chimiche impiegate necessitano di personale qualificato ed esperto, capace di governare il sistema e pronto a intervenire immediatamente nei casi di emergenza e di non conformità.
L’efficienza degli impianti tecnologici, la pulizia e la sanificazione di ogni ambiente devono essere considerate procedure indispensabili per la perfetta efficienza dell’impianto natatorio e per il contenimento delle spese di gestione.
Contrariamente alla comune considerazione che “il non fare è risparmiare” è dimostrato che il mancato esercizio delle opere di manutenzione comporta, a lungo termine, maggiori spese, il danno di immagine gestionale e in taluni casi anche il fermo impianto per l’esecuzione di improrogabili interventi risolutivi straordinari.
Consigliabile quindi l’adozione di un protocollo operativo costituito da:
È infatti un obbligo giuridico, e morale, a carico del gestore dell’impianto di assicurarsi di aver preso in esame tutti i potenziali rischi presenti nel plesso, individuando le metodiche necessarie per la valutazione, la ricerca e l’eliminazione o riduzione qualora non possibile.
Una significativa novità è costituita dall’entrata in vigore del DPR 177/2011, “regolamento recante norme per la qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi operanti in ambienti sospetti di inquinamento o confinati”: una disposizione di appena tre articoli che impone di affidare esclusivamente a ditte qualificate e specializzate i lavori di manutenzione, previa condivisione dei piani organizzativi e di emergenza.
Una procedura rivoluzionaria finalizzata alla riduzione del rischio di infortuni nei luoghi di lavoro e che, se non osservata dal gestore della piscina e in caso di fatalità, comporterebbe pesanti ricadute in termini di risarcimento civile e penale alle parti.
Dottore in Tecniche della Prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro Nato a Torino il 16.11.1966, è funzionario dell’ASL TO3 di Collegno (TO) - Servizio Igiene e Sanità Pubblica – dove svolge attività di coordinamento delle funzioni amministrative connesse all’erogazione dei pareri igienico sanitari su progetti edilizi ed effettua le attività di prevenzione sul territorio di cui al D.M. n. 58/97. Segretario nazionale dell’associazione UNPISI (Unione Nazionale Personale Ispettivo Sanitario d’Italia).
Si consiglia la lettura dell'articolo completo pubblicato sul numero 160 - ottobre-dicembre 2012 di Piscine Oggi Magazine, la rivista da 40 anni punto di riferimento per il settore piscina.
Si consiglia la lettura dell'articolo/intervista Impianti natatori: rischi e consigli per chi li gestisce, dove Paolo Smania affronta il tema della ristutturazione e gestione degli impianti natatori in Italia.