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26.09.2011

Piscine natatorie, quale futuro? La parola a Pino Zoppini

Categorie: piscine, piscine news, progettazione piscine, gestione piscine,

Intervista di Alice Spiga ad Arch. Pino Zoppini

"Anche a me piacerebbe costruire una piscina all'interno di una sfera di cristallo, inserita in un parco, ma il lato estetico non è il solo da considerare. Una piscina deve essere semplice da gestire e realizzata secondo i dettami del risparmio energetico e del riciclo dei materiali. Altrimenti è solo bella".

Queste parole sintetizzano il pensiero dell'architetto Pino Zoppini, personaggio unico nel settore piscina, con alle spalle un'esperienza a livello internazione (o sarebbe meglio dire mondiale) nella progettazione e realizzazione di impianti natatori.

In questa intervista, l'architetto ha condiviso con noi i cambiamenti avvenuti e in atto nel mondo degli impianti natatori nel corso degli ultimi 30/40 anni, evidenziando criticità e opportunità relative alla loro progettazione, realizzazione e gestione, e regalandoci infine una sua personale visione del futuro.

  1. Quali sono i principali fattori di cambiamento avvenuti e in atto nelle piscine natatorie ad uso pubblico?
  2. Quali sono i maggiori fenomeni di criticità rilevabili nella progettazione e gestione delle piscine in generale e dei nuovi impianti polivalenti in particolare?
  3. Alla luce di quanto detto, quali sono i maggiori fenomeni di criticità riscontrabili nel sistema piscina?
  4. E in tema di futuro, che cosa attende gli impianti natatori in Italia?

1) Quali sono i principali fattori di cambiamento avvenuti e in atto nelle piscine natatorie ad uso pubblico?
Dagli anni 60/70 ad oggi la piscina ha subito un mutamento che è impossibile ignorare. Il fattore scatenante è stato la differenziazione delle utenze, che ha portato dalla piscina agonistica alla piscina famigliare. Questo passaggio, dal punto di vista impiantistico, ha portato innanzitutto a una trasformazione della forma stessa della piscina: il classico rettangolo ha infatti iniziato ad accogliere, su uno dei suoi lati, spiagge di forma libera, la cui profondità finiva a 0 cm, in grado di ospitare altre attività acquatiche o aree benessere.

La trasformazione della forma della piscina è dunque una conseguenza. La cui causa è da ritrovare, come accennato, nella possibilità di accogliere all’interno di uno stesso specchio d’acqua differenti attività, accontentando un pubblico più vasto e variegato. È nella differenziazione dell’utenza la chiave di svolta degli impianti piscina, che decreta il passaggio dalla piscina agonistica (che ha costi ormai impossibili da sostenere) alla piscina commerciale, o meglio piscina famigliare.

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2) Quali sono i maggiori fenomeni di criticità rilevabili nella progettazione e gestione delle piscine in generale e dei nuovi impianti polivalenti in particolare?
In Italia, il meccanismo è sempre stato: il cliente paga, il progettista esegue il progetto, il gestore si ritrova a gestire un impianto nella cui progettazione il più delle volte non è stato considerato e che non è detto sia adeguato alle esigenze dell’utenza e del luogo in cui viene accolto. A mio avviso, la progettazione di un impianto dovrebbe essere una tavola rotonda tra committente, progettista e gestore, in modo da realizzare un progetto gestionale, prima di un progetto architettonico, adatto alle esigenze del luogo e dell’utenza.

La piscina dovrebbe essere come una macchina. Dovrebbe avere un buon motore, consumare poco, essere esteticamente valida e proporzionata al bacino di utenza. Anche a me piacerebbe costruire una piscina all'interno di una sfera di cristallo inserita in un parco, ma il lato estetico non il solo da considerare. Una piscina deve essere semplice da gestire e realizzata secondo i dettami del risparmio energetico e del riciclo dei materiali. Altrimenti è solo bella. Un esempio in negativo è il progetto di Calatrava per lo Stadio del Nuoto a Roma. Resto perplesso nei confronti di progetti così imponenti. Mi chiedo se siano adeguati alle esigenze reali e se non possano poi diventare realtà difficili da gestire nel medio/lungo periodo.

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3) Alla luce di quanto detto, quali sono i maggiori fenomeni di criticità riscontrabili nel sistema piscina?
Ci sono diverse cose che non funzionano in Italia, non solo per le piscine, ma in generale anche per gli impianti sportivi. A cominciare da una quasi assoluta assenza di meritocrazia. Solo per fare qualche esempio: il sistema degli appalti, soprattutto quelli pubblici, in Italia funziona in modo alquanto discutibile. Tra i diversi progetti presentati vengono immancabilmente scelti quelli che costano meno, contrariamente a quanto succede in Francia, in Germania o in Inghilterra, dove il costo di un impianto è mediamente il doppio che in Italia. Ma se costa meno, ci saranno dei motivi: materiali non idonei (con una durata media limitata), impianti che funzionano male (e che vanno poi sostituiti), poca attenzione al risparmio energetico e alla gestione intelligente (che fanno poi lievitare i costi di manutenzione e di gestione).

Mi sembra ancora incredibile che andrò presto in pensione, lasciando definitivamente lo studio a mio figlio, senza aver mai realizzato una piscina o un impianto sportivoa Milano. Ne abbiamo progettati in tutto il mondo (e non è una metafora), eppure non potrò avere il privilegio di portare i miei nipoti in una piscina realizzata da me nella nostra città. Penso abbia dell’incredibile. Altro elemento da sottolineare, è che la maggior parte dei centri natatori italiani risale agli anni ‘70, e non è mai stato riqualificato. E forse, prima di costruire nuove strutture, sarebbe meglio prendersi cura di quelle già esistenti.

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4) E in tema di futuro, che cosa attende gli impianti natatori in Italia?
Penso che il destino della piscina sia diventare sempre più un fenomeno culturale, ovvero una piscina per tutti, un fenomeno culturale che abbracci fasce di popolazione sempre più ampie. Dal punto di vista strutturale/impiantistico, sono sicuro che la piscina seguirà la strada intrapresa, diventando ogni giorno più polifunzionale, e la mia speranza è che le future piscine siano calibrate sul bacino di utenza, gradevoli (e con il termine indico una piscina che nasce in sinergia con l’ambiente esterno, con spazi adeguati alle esigenze, luminosi, con le giuste tonalità, ecc…) e, soprattutto, ecosostenibile, ovvero rivolta al risparmio energetico e al riciclo dei materiali, così da risultare più una fonte di guadagno che di costi.

Nella foto: la piscina del Centro Acquatico di Rijeka, progettata e realizzata dallo Studio Zoppini.
       

Visto da vicino

Pino Zoppini,

architetto, titolare dello Studio Zoppini e Associati

       

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L'articolo completo

Questa intervista fa parte di un articolo approfondito dedicato al futuro degli impianti natatori ad uso pubblico, pubblicato sul numero 5 di Sport Industry Magazine , in uscita a fine settembre. Registrati al portale e ricevi la rivista gratuitamente.

               

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