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18.05.2012

Impianti sportivi e natatori: modelli gestionali in Liguria

Intervista a Luca Verardo, amministratore del C.S. Paladonbosco, e ad Andrea Biondi, presidente di ASD Crocera Stadium

Categorie: sport, news sport, impianti sportivi, gestione impianti sportivi,

di Lucia Dallavalle

Nel capoluogo ligure, dove l’impiantistica sportiva pubblica è stata segnata, negli ultimi anni, dalla gestione fallimentare di una società partecipata dal comune, oggi in liquidazione, si possono annoverare diverse punte di eccellenza. Un esempio è fornito dai centri che fanno capo al sodalizio tra Centro Sportivo Paladonbosco, ASD Crocera Stadium e Seisport che, pur nella loro specificità ed autonomia operativa e decisionale, hanno saputo sviluppare, sul territorio genovese e ligure, modelli gestionali virtuosi, al servizio di strutture private, religiose e pubbliche.

La prima realtà storica, per anzianità, è quella del C. S. Paladonbosco, emanazione del mondo salesiano genovese, nata nel ‘97 con un modello basato sul mix tra attività educativo-sportive giovanili e quelle per tutte le età, ed oggi aperto anche al mondo della disabilità. Questo modello viene oggi seguito in 6 impianti dotati di centri fitness, campi sportivi, piscine estive, palestre e palazzetti.

Al 2003 risale la ASD Crocera Stadium, sorta dall’incontro di realtà eterogenee del territorio, in occasione della ristrutturazione e riapertura di uno storico complesso comunale con palazzetto e piscina, un impianto che oggi accoglie oltre 1.200 persone al giorno. Il successo dell’iniziativa, passata nel tempo attraverso la costruzione di una nuova vasca per bimbi e una estiva, oltre che di un centro fitness, ha portato all’affidamento di altre 5 strutture (piscine estive, centri polisportivi e un palazzetto) da parte di comuni del territorio.

Tre anni fa è arrivata Seisport che oggi gestisce un centro sportivo, frequentato da oltre 400 bambini e 4.500 giovani e adulti, un centro fitness e una piscina estiva. Della sviluppo di queste realtà, del loro consolidamento e dei rapporti con le amministrazioni comunali parliamo con Luca Verardo, amministratore del C.S. Paladonbosco, e Andrea Biondi, presidente di ASD Crocera Stadium.

Le interviste, qui riportate in forma integrale, fanno parte di un articolo sui modelli di affidamento in gestione delle strutture sportive comunali, pubblicato su Sport Industry Magazine n°8.

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L'intervista

Quale tipo di partnership esiste tra Paladonbosco, Crocera e Seisport? Tutte e tre queste realtà sono coinvolte nella gestione di impianti comunali?
Verardo: “Sì, sia di impianti pubblici sia privati sul territorio genovese e ligure. Le nostre attività, che si occupano nello specifico di fitness, attività in acqua e sport educativo-giovanile, condividono valori e obiettivi che trovano compimento nell’agevolare l’accesso alla pratica sportiva, grazie anche a strutture accoglienti e funzionali. Abbiamo sviluppato per questo modelli gestionali virtuosi, che mirano alla sostenibilità economica delle strutture e delle attività che si svolgono al loro interno, soprattutto quando si tratta di quelle pubbliche, affidateci sia dal Comune di Genova, sia da diverse realtà minori. Forse perché, una volta vinti i regolari bandi di gara, trovano in noi un partner in grado di proporre modelli non rigidi, che si adattano cioè alle reali esigenze del territorio.”

Nel rapporto con l'amministrazione comunale per l'affidamento in gestione degli impianti, qual è il vostro modello e quali ne sono i tratti salienti?
Biondi: “Intanto, partiamo dalla passione, senza la quale obiettivi difficili – come far funzionare in maniera sostenibile un impianto sportivo – non sono mai perseguibili, perché hanno molto a che fare con il saper immaginare e prevedere cambiamenti e accettare nuove sfide. E dobbiamo dire che tutti noi, con i nostri collaboratori, di passione ce ne mettiamo tanta! Dal punto di vista manageriale, invece, direi che gli asset principali sono, da un lato, il corretto mix tra le attività “a reddito” e quelle “non” e, dall’altro, la preparazione dei collaboratori. L’equilibrio economico consente di mantenere vive le attività tipicamente sociali destinate ad esempio a giovani, anziani e disabili: obiettivo condiviso sia da noi gestori, sia dalle istituzioni. La preparazione dello staff, perseguita con formazione continua, fornisce invece capacità operative per scenari e aspettative, quelle degli utenti, sempre più esigenti. In ultimo (ma non ultimo), un terzo tratto distintivo è la nostra capacità di entrare in relazione con il territorio e con le famiglie, attraverso un primo avviamento di attività sportive giovanili direttamente gestite e, successivamente, un’apertura alle società sportive del territorio alle quali affidiamo gli spazi disponibili."

Che tipo di convenzioni avete attivato con le amministrazioni comunali e, concretamente, cosa prevedono?
Biondi: “Le formule, come dicevamo, sono diverse. Si devono adattare alla specificità del territorio, al bacino d’utenza, allo stato della struttura sportiva, alle esigenze e alle possibilità dell’amministrazione e alla capacità di spesa delle famiglie. Certamente, come per qualsiasi altra attività, la definizione di un affidamento lungo e un diretto coinvolgimento delle realtà locali sono elementi che favoriscono la sostenibilità di progetti che devono essere concreti. Anche per questo abbiamo accettato, per primi, bandi nei quali si richiede al gestore di rinunciare al contributo e, anzi, pagare in percentuale sul fatturato. È una prassi oggi molto diffusa.

Il Palagym Assarotti a Genova, gestito da ASD Crocera Stadium

Quali sono, a vostro parere, le maggiori criticità di un sistema fondato sulle convenzioni con gli enti locali? E le possibili soluzioni?
Verardo: “Come dicevamo, nei bandi degli ultimi anni la Pubblica Amministrazione ha spesso ridimensionato o addirittura eliminato il contributo pubblico (che era sempre presente nel caso di impianto pubblico con piscina), mentre viene spesso posta a carico del gestore la manutenzione ordinaria e straordinaria dell'impianto. Ormai gli impianti pubblici vengono assegnati sulla base del valore del canone che il gestore è disposto a versare alla pubblica amministrazione e al valore dell'investimento che è disposto ad effettuare. Questo sistema, nel tempo, comporterà una gestione che, per ottenere il pareggio di bilancio, dovrà necessariamente tagliare i costi e quindi i servizi verso le fasce più deboli; in questo modo, si avranno servizi rivolti sempre e comunque verso coloro che avranno la possibilità di pagare prezzi di mercato. Un altro problema si crea con l’interferenza della politica nell’assegnazione di strutture pubbliche, che spesso tende a non considerare adeguatamente il valore di gestori virtuosi, seguendo altre logiche. Un paradosso peraltro, perché all’invadenza in fase di assegnazione, corrisponde spesso la latitanza nel successivo controllo.”
Biondi: “Il problema centrale resta comunque quello della crescita dei costi, che a fronte di un (comprensibile) mancato adeguamento delle tariffe pubbliche, spesso non vede le amministrazioni parimenti coinvolte e responsabilizzate: è una questione che dovrebbe essere invece regolamentata nei bandi. Ci sono poi alcuni interventi che potrebbero agevolare l'equilibrio nella gestione di un impianto pubblico. Se, da una parte, il ruolo sociale che ci viene chiesto comporta, infatti, l'accesso gratuito all'impianto per le "fasce deboli", listini calmierati e tutta una serie di vincoli sugli orari, dall'altra sarebbe utile avere agevolazioni come una riduzione dei costi energetici e dell'acqua (per esempio, per l’acqua il detassamento o eliminazione della tassa di depurazione/fognatura).”

Quali sono le altre associazioni o enti partner? Con quale ruolo?
Verardo: “Sul territorio esistono diversi gestori, sia strutturati per gestire diversi impianti e realtà complesse, sia associazioni che gestiscono piccole situazioni. Le nostre strutture collaborano attivamente con le diverse specifiche federazioni e, in particolare, con il CONI e il Centro Sportivo Italiano, che recentemente sembrano essere più attenti alla delicata questione dell’impiantistica. Altri partner rilevanti sono le Aziende Ospedaliere e sanitarie del territorio, ANFASS, Università, LET, e in generale tutti gli istituti pubblici e privati che si occupano di giovani ragazzi in condizioni di "disagio"."

La piscina coperta del Crocera Stadium di Genova

Ritenete che il vostro modello sia replicabile in altri contesti geografici e con altre amministrazioni?
Biondi: “Sì, se per modello si intende passione, accessibilità, competenze, flessibilità e sostenibilità.. ma ogni situazione, ogni territorio, ha variabili da valutare.”

Potete fare un bilancio dell’andamento dell'attività in questi ultimi anni?
Verardo: “Il bilancio è senza dubbio positivo. Prima di tutto, per le esperienze personali; poi perché quando, oltre dieci anni fa, abbiamo iniziato, certi temi erano lontani e le nostre professionalità erano poco riconosciute. Oggi, invece, sono all’ordine del giorno dibattiti e discussioni, perché si riconosce la centralità di questi argomenti per poter offrire un servizio pubblico (sportivo) adeguato. Ora speriamo che anche le istituzioni li affrontino più seriamente e in maniera strutturata.”

Su quali nuovi servizi e strategie di marketing punterete nei prossimi mesi per consolidare e, se possibile, migliorare il vostro posizionamento?
Biondi: “Stiamo attendendo l’esito di alcune assegnazioni che potrebbero modificare i nostri progetti. Per ora, senza lasciar perdere la valutazioni di nuove aperture, è opportuno consolidare e lavorare sul miglioramento del controllo di gestione. Anche alla luce dei nuovi scenari economici. Certamente, per ottenere risultati è necessario capire che il nostro socio/cliente deve essere considerato un "ospite gradito". Oggi, il nostro "ospite" gira il mondo, è maturato e sa riconoscere se viene accolto in maniera adeguata e se l'impianto sportivo che frequenta soddisfa le sue esigenze. Oggi, abbiamo ospiti che sanno valutare molto bene le offerte, che percepiscono con attenzione il costo-valore dell'attività sportiva che viene loro proposta: è necessario confrontarsi con il mercato, essere competitivi e creare una filosofia di gestione "clientecentrica", che sappia rispondere sempre alle esigenze di ogni singolo individuo.”

Sono previsti investimenti? Se sì, anche sulla componente strutturale e impiantistica?
Verardo: “Sì, sempre! Una delle voci su cui vogliamo continuamente investire è la formazione del personale, poi c’è il risparmio energetico, che come detto è uno dei tasti dolenti. Sarà poi importante intervenire sulle componenti strutturali degli impianti, spesso orientate a sport ormai poco praticati, al fine di adattare gli spazi ad attività più attrattive.”

Una vostra valutazione sulla situazione dell'impiantistica sportiva a Genova?
Biondi: “Genova è una città che ha trascurato per troppo tempo questi temi. La politica, come detto, troppo spesso è intervenuta creando situazioni oggi difficilmente sanabili. Senza contare i debiti accumulati che, a Genova, superano i 64 milioni nei soli ultimi 5 anni, anche perché certi vizi fanno fatica a essere eliminati. Per fortuna, alcuni operatori stanno lavorando insieme e questo ha portato qualche beneficio. Ma che fatica…”.

 
 
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