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27.04.2011

La sicurezza nelle piscine e nei parchi acquatici

Questo articolo è inserito in piscine, news piscine, normative piscine e spa, sicurezza negli impianti sportivi

Quando si parla di sicurezza in piscina è utile ripercorrere un breve excursus sul significato di questo termine, che ha assunto, nel tempo, un diverso significato.

I primi interventi in termini si sicurezza nelle piscine pubbliche risalgono agli anni 50 quando le misure per la sicurezza si incentravano esclusivamente sulla prevenzione dell’annegamento: i programmi formativi erano rivolti alla figura dell’assistente bagnanti che doveva conoscere le tecniche di nuoto, recupero e rianimazione. Anche la normativa vigente era incentrata su un approccio morfologico, ad esempio stabiliva il numero di assistenti bagnanti in base alle dimensioni della piscina.

Oggi questo approccio è ormai superato e ha lasciato il posto ad una normazione di tipo prestazionale in cui si pone l’attenzione ad altri aspetti, primo fra tutti quello della sicurezza delle persone. Un approccio prestazionale meglio permette di conseguire il risultato della sicurezza di utenti e in genere di chi interagisce con componenti e attrezzature senza correre il rischio di limitare la libertà progettuale, fattore essenziale di cambiamento, miglioramento e competizione sul mercato. La chiave di volta di questo nuovo approccio è il risk assesment, ovvero la stima del rischio, tenendo conto della gravità dell'eventuale lesione o danno alla salute e della probabilità che questo si verifichi.

Negli anni ‘70 entrò in vigore l’approccio salutistico che prestava attenzione agli aspetti microbiologici dell’acqua per poi essere integrato, in anni più recenti, con l’attenzione anche al rischio chimico. Si tratta, in questo caso, di un aspetto delicato perché gli effetti non sempre sono immediatamente visibili e anzi tendono a manifestarsi nel tempo.

L’attenzione a questo rischio si sposta prevalentemente su chi frequenta con assiduità la piscina, soprattutto il personale di vasca. Al momento non viene considerato un punto critico per la sicurezza nei parchi acquatici, i protocolli di gestione, manutenzione e controllo dei parametri dell’acqua sono molto severi e, se il personale è adeguatamente preparato, è un rischio che si riesce a tenere sotto controllo.

L’ultimo e più recente aspetto critico riguarda la sicurezza generale di chi frequenta il complesso natatorio, identificabile con il concetto di security. Questo si divide in diversi aspetti tra cui: l’uso delle attrazioni, delle piscine, delle aree circostanti le vasche e persino delle aree di ristorazione  nelle quali si somministrano abitualmente bevande alcoliche, con evidenti rischi sull’adozione di comportamenti ritenuti pericolosi.

Sono poi da considerare con attenzione tutte le dinamiche legate ai comportamenti di gruppo (in cui, è noto, la percezione del rischio è minore) e alla presenza di una folla che, a seconda della struttura e del periodo, può raggiungere dimensioni ragguardevoli, stimabili in alcune migliaia di presenze giornaliere. Il direttore del parco è responsabile della sicurezza di queste persone e deve predisporre sia piani di gestione ordinaria della sicurezza, sia piani di emergenza che non creino panico e allarme, attuabili attraverso il personale appositamente formato.

L’attività normativa condotta in questo senso, all’interno del CEN, si è spostata dalla sicurezza dei componenti ad un nuovo punto di vista che prende in considerazione l’aspetto di interazione tra componenti e utente: il risultato di un lavoro di normazione durato anni è la UNI EN 15288 documento in 2 parti approvato nel settembre 2008 e recepito in Italia nel 2009, al momento però in inglese.
La prima parte ha un contenuto progettuale, “Swimming pool safety aspect for design”, é una norma di tipo prestazionale sugli aspetti di sicurezza nella progettazione di piscine , la seconda parte riguarda “Safety requirement for operation” cioè i requisiti di sicurezza per la gestione, sempre di approccio prestazionale, a sua volta divisa in 3 parti.

1-     Requisiti organizzativi: come strutturare un sistema di gestione per la sicurezza, definire le procedure, come scriverle e mantenerle

2-     Requisiti operativi: analisi del rischio (identificare i rischi possibili e per ognuno prevedere una procedura, analisi dei requisiti minimi da inserire nella procedura). Affronta anche il tema della formazione dello staff.

3-     Istruzione per gli utenti: la collaborazione degli utenti è una spetto fondamentale, non esistono attrezzature sicure al 100% se non c’è il rispetto di alcune regole d’utilizzo. Per questo non ci si limita a fornire informazioni all’utente ma vere e proprie istruzioni.

In particolare, nell’ambito dei Requisiti organizzativi, alla clausola 5.1.1, vengono indicati i quattro passi che il gestore deve sviluppare per la sua specifica struttura:

- preparare una procedura scritta in materia di sicurezza e salute

- identificare i pericoli e analizzare i rischi stabilendo le relative procedure e le istruzioni adeguate a prevenire e proteggere dai rischi definiti, distribuirle allo staff e formarlo al riguardo

- definire un organigramma con mansioni e responsabilità

- tenere sotto controllo le prestazioni dell’organizzazione, valutandone periodicamente i risultati per adeguarla e migliorarla di conseguenza.

Più in dettaglio, il punto 5.1.4 elenca che cosa fare a proposito di risk assessment e come farlo.

Lo traduciamo di seguito: “Una valutazione specifica del rischio deve essere eseguita per ogni piscina, prima dell’apertura al pubblico; deve essere mantenuta, aggiornata e rivista ogniqualvolta vi sia una modifica tecnica significativa, accada un incidente o venga registrata una serie di potenziali incidenti. Scopo del risk assessment è di esaminare quegli aspetti della gestione della piscina che potrebbero causare danni alle persone.
Il risk assessment deve:

- valutare la gravità e la probabilità di accadimento dei pericoli

- definire le precauzioni necessarie

- verificare quali precauzioni siano state prese, e agire ove necessario.

Le fasi necessarie per un risk assessment sono:

- identificare i pericoli

- decidere chi potrebbe esserne danneggiato e come

- analizzare il rischio

- prendere misure appropriate (per eliminarlo o ridurlo, o proteggere che potrebbe venirne danneggiato)

- preparare procedure e istruzioni

- distribuirle

- formare lo staff

- registrare gli accadimenti

- rivedere il risk assessment.

L’analisi del rischio deve essere datata e firmata dal gestore.”

Un'altra importante norma inerente il tema sicurezza è la ISO 20712 che fornisce le linee guida su come strutturare la comunicazione di segnaletica per la sicurezza in piscina.

 

(L’articolo è una sintesi della sessione “La gestione della sicurezza nelle piscine pubbliche e nei parchi acquatici: esperienze a confronto” condotta da Lionello Ambrosi, Enrico Muccioli e Luciano De Nardellis a ForumPiscine Congress 2011)

 

Visto da vicino

Lionello Ambrosi
Responsabile della Direzione Industriale del gruppo A&T Europe – Piscine Castiglione, è vicepresidente della Commissione Impianti ed Attrezzi Sportivi e Ricreativi dell’UNI e coordinatore dei gruppi di lavoro Piscine e Acquascivoli. Impegnato nella normazione europea del settore piscine nell’ambito del CEN e dell’ISO.

 

Per approfondire

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