Sicurezza piscina

Sentenze su infortuni in piscina e parchi acquatici
23.12.2015

Responsabilità in caso di caduta per pavimento bagnato

Chi usufruisce di piscine e parchi acquatici deve usare la prudenza e l’attenzione necessarie per evitare di cadere sulle superfici scivolose.

Categorie: piscine, piscine news, gestione piscine, sicurezza piscina, normative piscine e spa,

A cura di Rita Cesarini

Un argomento sempre molto discusso e attuale, nonché estremamente rilevante per le strutture sportive o ludiche, è senza dubbio quello riguardante l’attribuzione di responsabilità nel caso di infortunio di un utente. Le norme prevedono che il gestore dell’impianto, di qualsiasi tipo esso sia, debba tutelare l’integrità fisica di coloro che ne usufruiscono, adattando, in primo luogo, misure idonee a prevenire incidenti e, in secondo luogo, deve predisporre di un servizio di assistenza idoneo per i casi in cui risulti necessario.

Maurizio Crisanti, Segretario Nazionale dell'Associazione dei Parchi Acquatici, nel suo spazio web Un Blog sui Parchi Divertimento, ha analizzato una sentenza relativa a un infortunio legato a una caduta su un pavimento bagnato di parco acquatico.

Se un utente scivola sul pavimento bagnato in piscina, di chi è la responsabilità? La Suprema Corte ha sollevato il gestore del parco acquatico da ogni responsabilità legata alla caduta dell’ospite avvenuta sul vialetto bagnato.

I giudici hanno riconosciuto il “caso fortuito”, affermando che vicino a piscine e all’interno dei parchi acquatici è molto probabile che siano presenti superfici bagnate, di conseguenza gli utilizzatori devono usare maggiore prudenza e attenzione, per evitare di cadere sulle superfici scivolose. Nel caso specifico analizzato, l’infortunio si è verificato durante le ore del giorno, in una condizione di piena luminosità, che permetteva la visione perfetta della chiazza d’acqua. Il soggetto avrebbe, quindi, dovuto prestare la massima attenzione, usufruendo in particolare dell’apposito corrimano presente.

Vi invitiamo a consultare l’articolo di Maurizio Crisanti per approfondire l’evoluzione di questo caso nei diversi gradi di giudizio e per leggere la sentenza del 12 novembre 2015, n. 23108, a cui si fa riferimento.

  

 
 
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