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La piscina è "struttura pericolosa" anche nelle fasce orarie in cui non è fruibile, per via di "rischi diversi che vanno diversamente cautelati".

Questo il parere espresso dalla Corte di Cassazione, quarta sezione penale, nella sentenza 18569/2013.

La vicenda ha visto il titolare, nonché gestore, di un albergo incriminato per omicidio colposo per l'annegamento di un cliente che, durante una festa notturna, si era tuffato in piscina.

La sentenza di colpevolezza deriva dal fatto che il cliente non poteva sapere che la piscina non era in funzione, visto che il titolare/gestore non aveva predisposto cartelli e appositi sistemi per impedire l'accesso durante le ore di inattività dell'impianto.

La vicenda ribadisce la responsabilità dei gestori nel farsi garanti della sicurezza all'interno e all'esterno delle proprie strutture ricettive, e questo non solo nei confronti dei propri lavoratori/addetti, ma anche dei propri clienti.

Una responsabilità, a quanto pare, da prendere nella dovuta considerazione.

La vicenda è descritta dettagliatamente sul sito de Il Sole24Ore.

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