Ricerche e studi scientifici

sicurezza in piscina
05.03.2013

La sicurezza in piscina tra rischi e nuove iniziative

Articolo a cura del Prof. Giuseppe Righini

Categorie: piscine, ricerche e studi scientifici, sicurezza in piscina,

Nella società di oggi, l’annegamento dei bambini ha assunto un ruolo rilevante, tanto da impegnare numerosi esperti del settore nel cercare soluzioni per risolvere questa problematica. I paesi europei, e non solo, si sono sensibilizzati al problema: in questi anni hanno iniziato ad adottare alcuni interventi preventivi per ridurre gli annegamenti nei bambini.

In Italia e nel resto dell’Europa, la prevenzione è basata in massima parte sulla formazione degli assistenti bagnanti, sulla promozione del nuoto nei bambini e nelle scuole primarie, sulla delibera di leggi riguardanti le norme di sicurezza in piscine e corsi d’acqua.

Negli Stati Uniti, invece, dove le morti da annegamento infantile sono in percentuali significative sia nelle piscine pubbliche sia in quelle private, è stato fondato l'ISR - Infant Swimming Resource, un metodo esclusivo che insegna al bambino come salvarsi da solo dall’annegamento in acqua.

ISR si differenzia dai corsi tradizionali sia nell’impostazione delle lezioni sia nei contenuti didattici; nulla è lasciato al caso, tutto è curato nei dettagli, l’istruttore è una figura dinamica, in grado di personalizzare la “proposta”. Si tratta di un metodo rivoluzionario che, se insegnato a ogni bambino, abbatterebbe quasi del tutto il numero delle morti per annegamento in giovane età.

Infine, in aggiunta linee guida fornite dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), ogni paese dovrebbe anche disporre di una politica di controllo, monitoraggio e prevenzione della durata di 5/10 anni, disponendo finanziamenti adeguati.

Imparare sin da bambini

L'importanza rivoluzionaria dell'ISR è evidente se si considera che gli schemi motori terrestri sono ereditari e dipendono dalla maturazione biologica e da stimoli provenienti dall’ambiente. Si sviluppano in sequenza, ossia ogni schema motorio include quello precedente e si strutturano in base a diversi sistemi di riferimento o analizzatori.

Gli schemi motori acquatici non sono invece ereditari e vengono costruiti grazie alla stimolazione dell’ambiente acquatico. Essi dipendono dalla maturazione organica, soprattutto del sistema nervoso, poichè si sviluppano in funzione degli stimoli ricevuti e si strutturano in base a una riorganizzazione dei sistemi di riferimento o analizzatori, che si devono adattare al nuovo ambiente.

Inoltre, l’ambiente acquatico si differenzia da quello terrestre per delle specifiche caratteristiche, come appoggi cedevoli, resistenza all’avanzamento molto più elevata, variazioni di equilibrio statico e dinamico.

Un fenomeno non solo americano

Come accennato, l'annegamento in piscina non è (purtroppo) un fenomeno che riguarda solo l'America. Nel mese di dicembre 2008 l’Oms e l’Unicef, nel Rapporto Mondiale sulla prevenzione degli infortuni nei bambini, denunciano l’annegamento come una delle prime cause di mortalità accidentale.

Ogni anno nel mondo, oltre 3 milioni di bambini adolescenti rischiano l’annegamento. In Europa sono stati riscontrati più di 5000 annegamenti mortali in bambini tra gli 1 e i 4 anni; mentre sono circa 175.000 vittime le vittime tra gli 0 e i 17 anni.

I dati indicati sono stati elaborati per difetto, perchè non esiste un monitoraggio sistematico condotto con tipologie d’indagine mirate, in quanto molti paesi non raccolgono dati sull'annegamento.

Le statiche riguardanti i semi annegamenti, ancora più scarse rispetto agli annegamenti, mostrano invece come molto spesso questi incidenti siano invalidanti e i bambini che sopravvivono riportano danni fisici e cerebrali per tutta la vita (paraplegia, deficit neurologici e altre patologie correlate).

Per quanto rigurda il nostro Paese, molti italiani hanno davvero poca confidenza con l’elemento acqua, che si tratti di piscina, mare, lago o fiume. È allarmante pensare che il 43% degli italiani non sappia nuotare.

Il 41% degli italiani, tra quelli che hanno partecipato all’indagine dell’Oms, ha dichiarato di saper stare a galla in acque profonde. Ma questo non basta. Se si presenta un’emergenza in acqua, bisogna prima di tutto saper galleggiare sul dorso, nuotare e mettersi al più presto in sicurezza.

Attenzione ai vostri bambini!

Discorso a parte meritano i genitori, spesso ignari dei pericoli potenziali che si celano nelle piscine, anche di piccole dimensioni, soprattutto considerato che bastano davvero pochi minuti perché un bambino possa affogare in pochi cm d’acqua.

I numeri parlano chiaro. La maggior parte degli incendenti in piscina - sempre secondo questa casistica -  avvengono quando manca la sorveglianza di un adulto e, nel 18% dei casi, l’incidente avviene per una piccola distrazione, come rispondere al telefono o parlare con i vicini di casa.

Inoltre, secondo una casistica europea, nel 94% dei casi le vittime hanno meno di 5 anni e quasi sempre la piscina è stata montata nel giardino di casa propria (73%). Per questo i genitori devono essere i primi a essere sensibilizzati ed educati a una cultura acquatica, in modo da garantire ai propri figli un'indispensabile sicurezza.

Visto da vicino
Giuseppe Righini
Docente di teoria tecnica e didattica del salvamento
Università Cattolica di Milano
Corso di Laurea in Scienze Motorie
gi.righigi@alice.it

 
 
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