News

donna in acqua
30.06.2020

Covid-19 e cloro

Il cloro è un agente disinfettante in grado di inattivare il coronavirus, anche se il residuo minimo di cloro libero raccomandato, ovviamente, dipende dal tipo di piscina e dal prodotto chimico di clorazione utilizzato. Le Linee guida in materia sono un importante riferimento per controllare efficacemente il rischio di trasmissione di Covid-19 attraverso l’acqua.

Categorie: piscine, news piscine, manutenzione piscine

A cura della redazione

             

Il cloro, utilizzato per trattare l’acqua di piscina, è sufficiente a eliminare il Covid-19?

Secondo l’Health Protection Surveillance Centre, l’Ente irlandese di sorveglianza della protezione della salute, la risposta è sì: rispettando fedelmente le pratiche di disinfezione idrica raccomandate, infatti, il Covid viene reso inattivo dal cloro disciolto nell’acqua potabile e, dunque, anche in piscina.

Il Covid-19 appartiene alla stessa famiglia di coronavirus della Sindrome respiratoria acuta grave (Sars-Cov o Sars), ma anche della Sindrome respiratoria del Medio Oriente (Mers-Cov o Mers), che hanno causato le due precedenti epidemie. Dal momento che Sars e Mers appartengono alla stessa famiglia di coronavirus del Covid-19 – è questo il ragionamento dell’Hpsc – possiedono proprietà fisiche e biochimiche simili e sono trasmissibili con le stesse modalità del Covid-19. In assenza di dati specifici su quest’ultimo, dunque, si fa affidamento su quelli relativi alla Sars e alla Mers, assieme ai dati surrogati sui coronavirus, per estrapolare informazioni e per la valutazione e la gestione del rischio.

Per capirci, il materiale genetico virale è contenuto all’interno di strutture proteiche chiamate capsidi. I virus possono essere circondati da una membrana lipidica esterna, oppure possono non essere dotati di questo involucro. Laddove presente, esso contiene le proteine virali e media il legame con le cellule ospiti. Fondamentalmente, i virus con involucro sono più facili da uccidere: Sars-Cov-2 è un virus con involucro e quindi più facile da eliminare. Il Coxsackievirus, il Poliovirus e il Rotavirus ad esempio, sono invece senza involucro. In acqua potabile, sono inattivati a cloro Ct inferiore a 15 mg.min/litro: pertanto, un virus con involucro come il Covid-19 verrà inattivato a valori Ct ancora più bassi.

Per quanto riguarda la clorazione dell’acqua potabile, rimarca l’Hpsc, per "attuali raccomandazioni" si intende un valore Ct di almeno 15 mg.min/litro (ad esempio esposizione a 0,5 mg/l di cloro libero per almeno 30 minuti), sufficiente, dunque, a inattivare il virus.

Per la clorazione dell’acqua della piscina, invece, serve un residuo di cloro libero di almeno 1,0 mg/l (a seconda del tipo di piscina e del disinfettante usato), che consente allo stesso modo l’inattivazione del Covid-19.

Una precisazione: per quanto riguarda le piscine, la stessa logica si applica a standard quali Pwtag 20162 (The Pool Water Treatment Advisory Group) e Ehoa6, per il controllo dei rischi microbiologici nelle piscine trattate con disinfettante. Il residuo minimo di cloro libero raccomandato dipende dal tipo di piscina e dal prodotto chimico di clorazione utilizzato : le piscine termali, (“jacuzzi”) ad esempio, necessitano di un residuo più elevato. Per maggiori dettagli occorre fare riferimento alle Linee guide in materia, le quali, indipendentemente dal tipo di piscina, permettono di controllare efficacemente il rischio di trasmissione del Covid-19 attraverso l’acqua.

 
 
Torna indietro