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di Alice Spiga
Dati di grande interesse quelli emersi dall'inchiesta svolta da Report sul mondo sportivo italiano. Un mondo che non fa propriamente una bella figura, visti i dati presentanti durante il programma condotto da Milena Gabanelli.
Il dato, dal nostro punto di vista più preoccupante, riguarda le piscine pubbliche, che vengono identificate come gli impianti più costosi da mantanere: "300mila euro allanno van via tutti - commenta la giornalista Stefania Rimini - tra elettricità e riscaldamento".
Costi molto alti che sono da ricondurre a un fattore principale, cui non si è accennato durante la trasmissione: le piscine italiane sono state costruite negli anni 60, senza attenzione al risparmio energetico e gestionale della struttura.
Nel tempo, poche sono state ristrutturate, alcune sono state costruite per grandi avvenimenti sportivi senza prendere in considerazione la vita dopo l'evento, altre sono state costruite con investimenti privati importanti e non tutte hanno superato la prova gestionale.
Ma, quando dovrebbe costare una piscina per poter rientrare dell'investimento? Interpellato a questo proposito, Marco Tornatore di Acquanetwork ha dichiarato: "3 milioni dovrebbe essere la cifra massima che dovrebbe essere spesa oggi per un impianto pubblico".
Stefania Rimini: "E invece, quanto viene speso di solito?
Marco: "Mah, oggi in maniera disinvolta sugli 8 10 milioni di euro in diversi comuni, che siano del Nord, del Centro e del Sud".
Stefania: "Ed è comunque troppo?"
Marco: "Non si rientra di un investimento del genere. Oppure limpresa tira avanti a campare, ma con dei disservizi pesanti come ad esempio cambiare meno lacqua".
I risultati di investimenti non oculati sono sotto gli occhi di tutti: piscine abbandonate dopo appena due anni di attività, costruzioni iniziate e mai finite, abbandonate al loro destino.
Come l'esempio di "Cologno al Serio, nel bergamasco - continua Stefania Rimini - là limpianto con piscine e palestra ha chiuso in meno di un anno. Oltretutto sono esposti con una fideiussione di 8 milioni e 700 mila euro. L'impianto ovviamente non è finito?"
"No, non è finito - risponde Roberto Zampolieri, consigliere comunale Cologno al Serio. La piscina è stata parzialmente completata. Mancano alcuni lavori di rifinitura, che non son stati realizzati in quanto i subappaltatori non sono stati pagati".
"Ha funzionato allincirca per una anno - gli fa eco Chiara Drago, consigliere comunale Cologno al Serio. Anche se già dopo tre mesi la piscina interna aveva degli evidenti problemi: si sono staccate le piastrelle e il centro ha chiuso per parecchio tempo".
Ora, la porta è scardinata, i vetri sono rotti, ci sono cavi che penzolano, in pratica un impianto destinato a diventare un rudere, che va a pesare sulle casse pubbliche (e sui nostri portafogli).
"Abbiamo stimato - continua Marco Tornatore - che possiano arrivare anche da 1 miliardo e mezzo a 2 miliardi di soldi buttati allanno". Numeri ai quali si arriva anche grazie alle cattedrali del deserto rimaste lì a seguito dei Mondiali di nuoto del 2009.
Un esempio tristemente noto, quello di Tor Vergata, il progetto di Calatrava. "Quando è stato presentato - puntualizza Walter Casenghi dell'associazione nazionale per fitness e sport - qualsiasi architetto, qualsiasi operatore sportivo si è messo le mani nei capelli perché provaci tu a riscaldare laria a 70 metri. Però nessuno ha parlato. Il progetto non è andato avanti e ora è una vergogna romana che sta cadendo a pezzi".
Guarda il servizio di Report dedicato al mondo sportivo italiano
Leggi l'inchiesta di Repubblica pubblicata l'11 ottobre 2012