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30.04.2014

Quando la passione per il rugby diventa comunità

Un unico luogo che avvicina tutti gli appassionati di rubgy tramite la forza evocativa delle immagini: il successo di #Rugbygram

Categorie: sport, sport news, marketing sportivo,

A cura della redazione di Sport Industry

Da diverse settimane abbiamo iniziato a dare spazio al marketing e al social media marketing come mezzi preferenziali per veicolare le attività svolte all'interno dei nostri centri sportivi, per aggregare persone di ogni età e cultura, persone che amano praticare sport o stare in tribuna con il batticuore e le gambe che fremono.

In definitiva: il marketing che emoziona, che coinvolge, che avvicina le persone e le loro passioni.

Dopo aver svolto una serie di interviste su questo tema (che vi elenchiamo in chiusura di articolo), oggi vi proponiamo un esempio molto interessante, quello di #Rugbygram.

Di che cosa si tratta? Come spiega il fondatore stesso in un'intervista a Dario Ciracì di Webinfermento: "Rugbygram nasce dalla mia passione sfrenata per il rugby. L’ho vissuto da giocatore, da tifoso e da fisioterapista, fatico a stare senza ed ogni scusa è buona per parlarne.

Sono anche un appassionato di tecnologia e di social media, così durante un viaggio ho pensato 'chissà quante persone condividono su Instagram foto bellissime di questo sport senza poterle mostrare agli appassionati'.

Da questa riflessione è nata l’idea di una 'galleria interattiva' con tutti gli scatti di rugby condivisi su Instagram, in cui tutti potessero godere delle foto di tutti. La scelta del nome è stata semplice: rugby + instagram = rugbygram. Così sono nati l’hashtag, l’account Instagram e il sito web".

Rugbygram è dunque, banalizzando, una sorta di raccoglitore di immagini accumunate da uno stesso tema: il gioco del rugby. Chiunque può condividere una foto, non c'è "nessuna distinzione di età o di livello, il minirugby accanto agli allblacks, il giocatore di terza divisione inglese vicino al rugby femminile", precisa il fondatore Yarno Celeghin .

Realizzare l'idea non è stato certo facile. Come racconta Celeghin nella citata intervista: "Mi sono dato un budget e ho investito su di un programmatore e un webdesigner che hanno realizzato quello che mi ero immaginato, poi ho registrato il marchio Rugbygram.

All’epoca ero ancora il fisioterapista della Nazionale Italiana, quindi per i primi tempi ho potuto contare sul prezioso aiuto di tanti giocatori che hanno sostenuto il progetto condividendo le prime foto con l’hashtag #rugbygram sui loro profili instagram.

Il mondo del Rugby, poi, può contare su una community molto forte e coesa, che ha voglia di condividere i valori dello sport e che ama dare voce alla propria passione in molti modi diversi. Il coinvolgimento degli appassionati di questo sport è stato subito grande, anche più di quanto io stesso immaginassi".

Oggi, Rugbygram registra oltre 17 mila follower su Instagram, più di 13 mila fan su facebook ed altrettanti su twitter, con una risonanza a livello mondiale.

Un esempio che dimostra quanto siano coese le comunità formate attorno a una stessa attività sportiva e quanto forte sia la voglia di condividere questa passione con altre persone.

Un esempio certamente replicabile anche per altre tipologie di sport, senza dimenticare che la peggiore nemica è l'improvvisazione e che, senza un piano di marketing strutturato e senza conoscerne le logiche che regolano i Social Network e il Web (o senza farsi aiutare da professionisti qualificati che queste "regole" le conoscono), non ci si può certo aspettare questo tipo di risultati.
    

Per approfondire

Leggi gli articoli e le interviste in tema di marketing sportivo e social media marketing applicato allo sport

Leggi l'intervista completa a Yarno Celeghin su Webinfermento

 
 
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