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06.05.2011

Gran Bretagna, lo sport riparte dalle Olimpiadi

Con i riflettori accesi sulle Olimpiadi del prossimo anno – e un orologio digitale che segna il conto alla rovescia nel bel mezzo di Trafalgar Square a Londra – lo sport in Gran Bretagna è oggi un tema più “caldo” che mai. Soprattutto se si considerano non solo gli oltre 9 miliardi di sterline (più di 10 mld di euro) stanziati dal governo per l'evento, ma anche le forti tensioni legate ai tagli annunciati per sanare il deficit di bilancio del Regno Unito.

Il momento appare quindi decisamente opportuno per fare il punto sullo stato del settore. Per ricostruirne i trend passati e cercare di capirne le attuali direzioni di sviluppo abbiamo utilizzato i dati pubblicati alcuni mesi fa da Sport England, l'ente governativo che promuove la pratica sportiva Oltremanica. L'indagine, che ha analizzato l'andamento del settore in Gran Bretagna fra il 1985 e il 2008, fa emergere due interessanti aspetti. Innanzitutto, il tasso di crescita del mercato sportivo nel periodo in esame è stato nettamente superiore a quello registrato dall'economia britannica nel suo insieme. In secondo luogo, l'impatto della crisi sul settore è stato meno drammatico di quanto ci si sarebbe potuto aspettare.

1985-2008: il settore vola alto

Condotto dallo Sport Industry Research Centre (SIRC) della Sheffield Hallam University, lo studio pubblicato da Sport England ha messo in evidenza che nel 2008 il valore del mercato sportivo si è assestato sui 16,668 miliardi di sterline (quasi 19 miliardi di euro). In termini reali, si tratta di un incremento del 140% rispetto al 1985. Un valore nettamente superiore alla crescita (sempre in termini reali) del PIL nazionale nello stesso periodo (+97%).

Sempre nel 2008, la spesa complessiva nel settore sportivo è stata di 17,384 miliardi di sterline (19,66 mld di euro), e anche in questo caso l'aumento rispetto al 1985 è stato considerevole (+138%). Il numero di persone che lavorano nel settore ha raggiunto le 441mila unità (+45,1% rispetto all'85), pari all'1,8% del totale della forza lavoro in Gran Bretagna. I tre quarti degli occupati sono nell'area commerciale, mentre il 13% lavora nel settore pubblico. In termini geografici, l'area di Londra è quella che dà il maggior contributo al valore complessivo di questo mercato. Ma la regione che si distingue per la più elevata spesa pro capite annua (404 sterline, contro una media nazionale di 338) è quella orientale.

Gli anni Duemila: un decennio in controtendenza

Nel periodo compreso fra il 2003 e il 2008, la spesa complessiva in attrezzature sportive è cresciuta, a prezzi costanti, del 6,9%, mentre fra il 2000 e il 2008 il livello di occupati nel settore è aumentato del 20,7%. Persino negli anni immediatamente precedenti la grande crisi finanziaria, tra il 2005 e il 2008, il numero di lavoratori è cresciuto del 2%. E nello stesso periodo, il PIL generato dallo sport ha conosciuto un incremento dell'8%. Non solo: la recessione ha lasciato pressoché invariato il livello complessivo dei consumi rispetto al 2005.

Nel caso specifico dell'abbigliamento e delle calzature, il 2008 ha persino segnato una crescita del 4% rispetto all'anno precedente, portando il valore di questo segmento a 3,5 miliardi di sterline – risultato reso possibile anche dal ribasso dei prezzi. Ancora nel 2008, il mercato delle attrezzature sportive è cresciuto, in termini reali, dell'1,5% rispetto al 2007, e i prodotti si sono distinti per un trend più positivo rispetto ai servizi, che si sono rivelati più vulnerabili alla recessione. Se si esamina la composizione della spesa complessiva nel 2008, si scopre che i segmenti ad avere avuto il maggiore peso sono stati l'abbigliamento e le calzature (24%), le quote di iscrizione e partecipazione ai centri sportivi e alle varie discipline (18%) e le scommesse (17%). Tutti questi dati dimostrano come l'andamento del mercato sportivo nello scorso decennio sia stato almeno in parte in controtendenza (soprattutto fra il 2005 e il 2008) rispetto ai trend al ribasso che hanno caratterizzato l'economia del Regno Unito.

Secondo Sport England, tre sono i fattori principali che hanno maggiormente contribuito a questo risultato: l'abolizione dell'imposizione fiscale diretta sulle scommesse, gli investimenti legati alle Olimpiadi e la politica pubblica di sostegno alla pratica sportiva. «Senza questi elementi», si legge nel documento, «l'impatto della crisi sul settore sarebbe stato molto più forte.» Non solo: secondo l'agenzia governativa, questa resilienza è anche la prova concreta del fatto che «un numero crescente di cittadini considera la pratica sportiva più come una necessità che come un lusso.»

2009-2011: partecipazione in calo e obiettivi mancati

Il quadro dipinto da Sport England si fa tuttavia meno roseo se si esamina quello che è successo negli ultimi due anni. In termini di partecipazione alla pratica sportiva, gli obiettivi fissati per il 2012 dal precedente governo in carica difficilmente potranno essere raggiunti: ad ammetterlo è stato, poche settimane fa, il segretario dei Giochi Olimpionici Jeremy Hunt. In un recente passato, i Labour guidati da Gordon Brown si erano infatti riproposti di far leva sull'evento per spingere un milione di persone in più a praticare sport tre volte alla settimana.

Ma a poco più di un anno dalla scadenza questo traguardo – giudicato da alcuni operatori fin troppo ambizioso, se non irrealistico – sembra ormai irraggiungibile. A dimostrarlo è un'altra indagine (Active People Survey) condotta dalla stessa Sport England e pubblicata lo scorso marzo. Nel periodo compreso fra il gennaio 2010 e il gennaio 2011, gli individui adulti di età pari o superiore ai 16 anni che hanno praticato un'attività sportiva di moderata intensità per circa mezz'ora tre volte alla settimana sono stati 6,881 milioni.

Questo dato, benché rappresenti un miglioramento rispetto alle rilevazioni del 2007/08 (con 66mila persone attive in più), denota anche un'inversione di tendenza rispetto al 2008/09, quando la partecipazione è stata di 6,930 milioni. E mostra chiaramente quanto sia lontano l'obiettivo di arrivare a coinvolgere 7,815 milioni di persone entro il 2012/13. Nel confronto con il 2007/08 si rileva anche come l'unica fascia di età in cui la partecipazione è cresciuta sia quella che va dai 35 ai 54 anni (+0,4%). Per quanto riguarda le singole discipline, si è registrato un generale calo di partecipazione che ha interessato sport molto popolari come nuoto (-0,58%), calcio (-0,24%), tennis (-0,18%) e golf (-0,30%). A essere cresciute sono soltanto atletica (+0,55% incluso il running), netball (+0,03%), mountaineering (+0,05%) e tennis da tavolo (+0,06%).

Bisogna tuttavia considerare che l'indagine ha escluso la popolazione di età inferiore ai 16 anni: l'inclusione di bambini e adolescenti – come precisa David Minton, amministratore delegato della Leisure Database Company – darebbe probabilmente un quadro più positivo della situazione.

Verso le Olimpiadi

Come emerge dai dati appena presentati, il mercato sportivo britannico si trova oggi a fare i conti con diversi problemi, dal calo di partecipazione ai tagli ai finanziamenti pubblici che potrebbero penalizzare la pratica sportiva. Il segretario Jeremy Hunt ha promesso che dal 2013 il governo concentrerà le proprie risorse sul maggiore coinvolgimento della fascia più giovane della popolazione. Ma la carta più importante che il Regno Unito può giocare in questo momento è certamente rappresentata dalle Olimpiadi.

Come si legge nelle conclusioni dell'indagine condotta da Sport England, «i Giochi rappresentano un'opportunità unica per ampliare il numero dei praticanti e mettere a fuoco le migliori politiche da attuare. E, potenzialmente, sono il fattore chiave per trainare la crescita del mercato sportivo negli anni a venire.»

Per approfondire

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