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14.02.2011

Addetti alle piscine: valutazioni di rischio

Questo articolo è inserito in piscine news, sicurezza negli impianti sportivi

La banca dati dei Profili di Rischio di Comparto dell’Ispesl, che raccoglie le informazioni sui rischi in ogni singola fase del ciclo produttivo di un gran numero di attività, contiene diversi documenti relativi ai vari profili di rischio nelle strutture alberghiere con cure termali e piscine, ricordando che generalmente il personale addetto alle cure termali opera in condizioni microclimatiche sfavorevoli, legate alle alte temperature e all’alto tasso di umidità presente nei luoghi di lavoro di pertinenza.

Il documento Ispesl Cure termali e piscine indica che gli infortuni più frequenti in quest'ambito del comparto alberghiero sono "gli infortuni riguardanti episodi di inciampo e scivolamento, eventi questi correlati alle mansioni di portafango, fanghini e massoterapisti, legati al fatto che si trovano a lavorare in ambienti con pavimenti umidi o comunque resi scivolosi dal fango o dall’acqua termale".

Tra gli infortuni al "secondo posto", con frequenza uguale "troviamo cause dovute ad urti contro oggetti o parti strutturali e incidenti dovuti alla presenza di parapetti, sporgenze etc”. Seguono poi gli infortuni "imputabili al sollevamento o spostamento di carichi, sia quelli relativi a dirette azioni da sforzo che le altre".

I rischi degli addetti in piscina

Il documento si sofferma anche sulle piscine termali e sui profili di rischio degli addetti. Gli addetti alla piscine “sono i bagnini (assistenti bagnanti)” che controllano la sicurezza delle persone che fruiscono degli impianti natatori terapeutici, aiutano i portatori di handicap motori e gli anziani ad immergersi, mantengono la pulizia degli ambienti di pertinenza e degli specchi d’acqua, controllano e verificano o intervengono direttamente nel processo di trattamento dell’acqua termale utilizzata negli impianti, se questo non avviene con sistemi automatici.

“Parte dei rischi cui l’assistente bagnanti è esposto possono essere ridotti o eliminati ricorrendo all’utilizzo di sistemi automatici per il trattamento dell’acqua delle piscine”. E nel caso di clorazione manuale “va ricordato che per il travaso di soluzioni concentrate di ipoclorito di sodio si deve far uso di adeguate maschere ed occhiali protettivi. Analoghe precauzioni si devono adottare con le soluzioni di acido cloridrico”.

Il documento sottolinea che “deve essere posto in atto l’assoluto divieto di stoccare la soluzione di ipoclorito di sodio accanto a quella di acido cloridrico per il pericolo di sviluppo di cloro gassoso, in caso di contatto accidentale dei prodotti o rottura dei recipienti. Tutti i recipienti dovrebbero essere contenuti in platee di contenimento impermeabili e compatibili con i reagenti chimici conservati. Per quanto riguarda l’uso di acido cloridrico vanno usati guanti di gomma, maschera ed occhiali”.

Il bagnino va sottoposto a sorveglianza sanitaria “per il rischio di movimentazione dei carichi e per il rischio da cloro nel caso che venga effettuata la clorazione manualmente. Va adeguatamente formato ed informato, specie sull’uso dei preparati pericolosi utilizzati per il trattamento dell’acqua e per l’utilizzo di attrezzature elettriche per la pulizia e gestione delle piscine”.

Fonte: EpiCentro

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