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10.07.2012

Londra 2012: costi e fatturato dell'evento sportivo dell'anno

Il punto sul mercato generato dall'evento sportivo dell'anno: le Olimpiadi di Londra 2012

Questo articolo è pubblicato in sport, news sport, mercato impiantistica sportiva

È ufficiale, saranno 292 gli atleti italiani che parteciperanno ai Giochi Olimpici di Londra 2012. Il dato è stato divulgato dopo gli Assoluti di atletica disputati a Bressanone (7-8 luglio 2012), che hanno scritto l'epilogo sul lungo periodo di qualificazioni olimpiche, iniziato il 31 luglio 2010.

La missione italiana a Londra, che conterà sullo stesso numero di atleti di Barcellona '92, sarà composta da 165 uomini e 127 donne e vedrà gli italiani protagonisti in 28 discipline. L'Italia vanta già un record in vista della XXX edizione dei Giochi Olimpici: il primo qualificato assoluto è infatti stato Niccolò Campriani nel tiro a segno.

Ma il ruolo dell’Italia, per questi Giochi londinesi, non si limita alla sola presenza degli atleti. Come si legge su Il sole 24 ore.com dell’11 giugno 2012, sono circa una quindicina le aziende italiane chiamate a collaborare ai Giochi. Una collaborazione importante, che avrà una ricaduta sicuramente positiva sia in termini di prestigio, sia in termini di introiti. Si tratta, come si legge nell’articolo, di “legami chiave, perché il 98% dei contratti, per un importo di 9,3 miliardi di sterline, è stato assegnato a società inglesi che molto spesso hanno poi scelto subfornitori esteri. Nel caso delle realtà italiane si può stimare una ricaduta superiore ai 120 milioni di euro”.

Numeri rilevanti che vanno a sommarsi all’indotto generato dall’evento per i brand italiani, come Unipol e Giorgio Armani, che hanno intrapreso attività di marketing mirato per sfruttare appieno le potenzialità dei giochi. Come si legge in un articolo apparso il 30 aprile 2012 su Repubblica.it, “un marchio italiano come Unipol, sponsor della Federazione Italiana Nuoto, sfrutterà l’evento per partire con l’iniziativa H2O Experience che darà luogo a un format tv su Sky e racconterà in pillole i trucchi del nuoto per voce dei protagonisti. La divisa dei nostri atleti è invece firmata da Giorgio Armani e questa operazione d’immagine avrà come endorser gli ex portabandiera della squadra Yuri Chechi e Antonio Rossi, presentati dal presidente del Coni Giuliano Petrucci con lo slogan Siamo già campioni di eleganza”.

Iniziative che porteranno senza dubbio un ritorno di immagine notevole, al pari se non superiore alla campagna pubblicitaria recentemente intrapresa da Puma per sponsorizzare le nuove divise realizzate per gli azzurri ai Mondiali di calcio. I grandi eventi sportivi rappresentano infatti opportunità di business senza pari, e non solo per il paese ospitante e per le aziende direttamente coinvolte, ma a livello globale. Se si pensa che un evento come Il Giro d’Italia è in grado di generare un indotto di circa 110 milioni di euro di cui 34 nel breve periodo e 76 nel medio-lungo (dati Nielsen), si può solo immaginare l’importanza economica di un evento come le Olimpiadi.

Certo è che i costi per questo tipo di evento non sono certo cumunabili con nessun'altra kermesse sportiva. Dalle costosissime Olimpiadi di Pechino 2008 (rimaste nella storia con una spesa che ha sfiorato i 35 miliardi di euro), le olimpiadi non sono mai state un evento low cost. Anche Londra 2012, che nei piani iniziali doveva essere un evento sobrio (nel business plan iniziale, erano stati previsti lavori per 2,9 miliardi di euro), ha visto suo malgrado lievitare i costi fino a toccare la cifra di 14 miliardi di euro.

Ma la cifra diventa ancora più allarmante se si considerano i costi complessivi dell’event o. Come si legge su L’Espresso (numero 28, anno LVIIII, 12 luglio 2012), “Ad essere aumentati drasticamente sono anche i costi per la sicurezza (oltre 680 milioni), quelli per le cerimonie di apertura e di chiusura (97 milioni) e le spese per incrementare il numero di telecamere nascoste a circuito chiuso (600 mila). Se si prendono in considerazione anche le spese indirette, vale a dire quelle a lungo termine e non riservate esclusivamente ai giochi, si arriva a parlare addirittura di un costo non inferiore ai 24 miliardi”.

Senza contare che, come si legge sempre su L’Espresso, “sono stati spesi 540 milioni per un piano quinquennale teso a favorire l’inserimento dei giovani nello sport. L’obiettivo era 1 milione, ma si è a mala pena raggiunta la cifra di 109 mila persone”. (A questo proposito, si legga l’articolo pubblicato su questo Portale sul mercato britannico sulle iniziative svolte dal Governo in vista delle Olimpiadi). 

Fin qui i costi. Ma i ricavi? Secondo quanto riportato in un articolo pubblicato l’11 giugno 2012 su La Repubblica.it, “la principale fonte d’entrata sono i diritti televisivi. Jacques Rogge, presidente del Comitato Olimpico Internazionale, ha calcolato in 3,5 miliardi i ricavi garantiti nell’arco di quattro anni dalla vendita dell’evento a network ed editori. E il 15% di questa cifra - un altro segno dei tempi - sarebbe generato questa volta dai new media come Internet e le apparecchiature mobili. Un piccolo tesoretto è stato raccolto anche dalle sponsorizzazioni. Nelle casse del Loc sono entrate a questa voce 700 milioni di sterline con i grandi brand internazionali (da Coca Cola a Mc Donalds, da General Electric alla Visa) che hanno versato circa 100 milioni di dollari a testa per avere il diritto di utilizzare nelle loro promozioni i cinque cerchi. Poco più di 700 milioni di sterline sono stati invece garantiti dalla vendita dei sette milioni di biglietti per assistere alle competizioni. Buone notizie sul fronte del conto economico sono arrivate pure dal fronte del merchandising: alla divisione royalties del Loc sono stati già catalogati 10mila oggetti griffati London 2012 e il giro d’affari previsto grazie alla loro vendita è stato stimato in circa un miliardo di sterline”.

Se le Olimpiadi saranno “a financial and organizational disaster”, come sostiene nel suo articolo Philip Greenspun, opinionista e informatico americano, o se rappresenteranno un forte impulso per l’economia britannica (anch’essa in crisi), lo si saprà solo a fiaccola spenta. Certo è che, secondo quanto stabilito da Paul Deighton, amministratore delegato di Loc, l’intero Olympic Park (230 ettari) sarà restituito alla cittadinanza entro Pasqua dell’anno successivo: “tutti quattrini spesi nel modo giusto – si legge sull’articolo già citato dell’11 giugno de La Repubblica.it – visto che il 72% dei fondi stanziati sono finiti in infrastrutture che continueranno ad avere un utilizzo anche dopo la chiusura dei giochi”, evitando il tanto temuto effetto cattedrale nel deserto.

 
 
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