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Progetti più essenziali rispetto a qualche anno fa, che si distinguono per lo stile prima ancora che per le attrezzature: questo è uno dei cambiamenti messi in luce dallarchitetto Alessio Cuzzolin, progettista di numerosi centri benessere sia indipendenti sia inseriti in contesti alberghieri.
Oltre alle nuove realizzazioni che, spesso, gli imprenditori sostengono con sforzi finanziari personali e scarso supporto da parte degli istituti di credito, lattività del progettista negli ultimi anni annovera anche interventi su strutture esistenti, datate per tecnologia e design oppure con errate distribuzione degli spazi e carenti negli ambienti destinati alla prima accoglienza.
«La tendenza al minimalismo, anche se è parola abusata. In questo caso si tratta di un minimalismo associato sempre di più al concetto di personalizzazione: si assiste alla ricerca di una spiccata personalizzazione della spa, che deve tendere a distinguersi dalle altre per design più che per contenuti.
Allinizio, quando il concetto di centro benessere che poi è stato via via chiamato spa o thermarium ecc. ha cominciato a penetrare nelle strutture ricettive, come gli hotel o nei centri fitness o ad affermarsi come attività a se stante, la diversificazione tra le strutture si fondava più sui contenuti: cera limprenditore che voleva realizzare un centro molto grande e aggiungeva tante cabine tematiche o lidromassaggio o altre specifiche attrezzature che finivano per distinguere il centro per dimensione, nonché per tipologia e quantità di servizi offerti.
Nello svilupparsi di questo sistema, in riferimento alle progettazioni di cui mi sono occupato, ho notato che la richiesta è diventata sempre più basilare per quanto riguarda le attrezzature, nel senso che si inserisce quel numero minimo di elementi che identificano un centro benessere, ma si richiede che queste strutture siano profondamente personalizzate dal punto di vista del design.
Dagli ambienti più scuri e underground di Piazza Repubblica a Milano fino ad un ambiente impregnato di colonne romaniche sotto Palazzo Colonna a Roma, passando da spa con ampie vetrate su un panorama di Viterbo fino a una con vista su un suggestivo paesaggio montano; ognuno si specializza per il design dellambiente, intendendo con questo non solo quello che si vede allinterno, ma anche ciò che da dentro si può vedere allesterno.
In conclusione, la mia sensazione è che il progetto si sia semplificato da un punto di vista degli elementi, ma ci sia una ricerca di maggiore approfondimento per quello che è lo stile.»
>>Come nella foto di apertura: piscina dell'Hotel Lo Zodiaco, realizzato su progetto dell'Arch. Cuzzolin a Montegrotto Terme (PD).<<
«Le do unindicazione: dopo la crisi il progetto esecutivo viene rifatto minimo tre volte, perché alla prima quantificazione economica subentra sempre la necessità di ritoccare una o due volte la progettazione, per abbassare il budget.
Questa è una influenza notevole, che ha portato a sviluppare maggiormente strategie diverse (come il reperimento di materiali magari più poveri), finalizzate a una composizione architettonica più, mi passi il termine, speciale e a mantenere un livello qualitativo elevato, ma con dei budget che la crisi ha ridotto drasticamente.
Anzi, non tanto la crisi, quanto la mancanza di credito bancario, che porta i committenti a ricorrere ad altre forme di finanziamento personali o di diversa natura, ovviamente con importi a disposizione più bassi.
Spesso vengono commissionati degli studi di fattibilità, ma poi il progetto rimane fermo, fermo vuol dire che magari verrà fatto in tre anni. Progettualmente ho fatto tantissimo poi, però, le effettive realizzazioni in questo periodo sono un 30-50 per cento; se si tiene conto di un periodo successivo a quello di progettazione, in cui maturano i tempi, la percentuale si alza.»
«Una buona percentuale dei committenti presta molta attenzione a questo tema, che li influenza anche dal punto di vista del marketing; è un concetto di benessere globale, che non trascura quindi neanche la salvaguardia dellambiente e che viene proposto commercialmente.
In alcune strutture si è cominciato a sviluppare e a proporre concetti come questo centro consuma meno o questo è un centro realizzato con materiali ecocompatibili.
Nella spa di un hotel che ho progettato a Verona, per esempio, hanno realizzato parte della pavimentazioni con mattonelle speciali, che consentono a chi vive questi ambienti di respirare meglio, e questa scelta viene promossa tra i clienti e i potenziali clienti.»
>>Larea benessere dellHotel Federico II a Jesi, in provincia di Ancona, con il planetario richiesto dai committenti.<<
«Funziona bene, ma secondo me in questo caso il centro funzionerebbe altrettanto bene, perché è in mano a un bravo imprenditore. Questa è una sfumatura di marketing che, a mio parere, oggi può fare la differenza, ma non ritengo che sia determinante, perché il cliente finale, anche se si professa amante dellambiente, è ancora poco sensibile e, agli atti pratici, poco disponibile a frequentare una struttura che costa magari poco di più, anche se ha questa etichetta di eco sostenibilità.»
«Lapproccio, la presentazione del centro, che secondo me fa già parte del benessere, perché deve dare emozioni molto forti. Quello dellaccoglienza è uno dei grandi problemi che mi trovo spesso a risolvere quando mi chiamano a ristrutturare e a modificare una spa.
Un concetto su cui punto molto è la visibilità, una visibilità anche commerciale: tutti devono vedere la spa ed esserne attratti, sia chi deve entrare e ha quindi un percorso facilitato, sia chi non ha questo interesse, ma gli deve essere suscitato.»
>>Scorcio del centro O-Zone, benessere e movimento, progettato da Cuzzolin a Trezzano sul Naviglio.<<
«Il luogo dove realizzo il centro. Faccio profonde analisi e interviste al mio committente e studi sulla situazione locale; che il centro sia sul Monte Bondone o in uno scantinato a Milano o a Roma, io ascolto il cliente e le sue necessità e ascolto anche, mi passi il termine, il contenitore, la struttura, e questa è normalmente la massima ispirazione per me, abbinata a un dettaglio, per esempio il nome o il progetto imprenditoriale.
Su questi aspetti diventa molto interessante costruire il percorso progettuale, quella che con i miei clienti definisco la storia che dobbiamo raccontare. Ed è ogni volta una storia diversa, in funzione dei protagonisti, della situazione, dellambientazione proprio come se dovessimo scrivere un racconto.»
«Oltre al tema già sottolineato dellaccoglienza, latro problema evidente è che spesso si tratta di strutture molto vecchie, in termini tecnologici e di design. È come se i primi centri benessere fossero stati progettati con uno sguardo al mondo degli ospedali, con corridoi e stanzine chiuse, spazi assolutamente claustrofobici.
Quando i clienti mi chiamano per chiedermi cosa si può fare per mandare avanti lattività, i primi interventi sono nuove tecnologie, ma soprattutto una nuova progettazione degli spazi e delle relazioni tra gli spazi.»
Alessio Cuzzolin
Architetto. È fondatore di A70, studio di architetti e designer che opera nel settore dellarchitettura dinterni, specializzati in progettazione e allestimento di ambienti di lavoro, attività ricreative e per il tempo libero.
L'intervista ad Alessio Cuzzolin è parte integrante di un ciclo di interviste sulla progettazione di centri benessere in Italia. Leggi le interviste già pubblicate agli architetti Alberto Apostoli, Sergio Bizzarro e Gianpietro Sacchi.
L'ultima intervista di questo ciclo di approfodimenti sarà a Marco Vismara e verrà pubblicata lunedì 9 marzo 2015. Iscriviti alla nostra newsletter per non perderla!