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28.11.2011

I numeri dello sport italiano

di Andrea Muzzarelli

Questa notizia è inserita in sport, news sport, i numeri della pratica sportiva

Fra le tante notizie negative che siamo ormai costretti a leggere ogni giorno, una positiva arriva finalmente dal Coni, che ha pubblicato i risultati di un’interessante indagine condotta in collaborazione con l’Istat.

Il report si intitola I numeri dello sport italiano, e traccia un quadro complessivamente ottimista sulla pratica sportiva nel nostro Paese. Oltre a esaminare i dati del 2010, l’indagine prende in esame sia i cambiamenti che hanno interessato la pratica sportiva nell’ultimo decennio, sia la diffusione di questa pratica sul territorio.

Coerentemente con quanto sancito dalla Carta Europea del 1992, considera come sport «qualsiasi forma di attività fisica che, attraverso una partecipazione organizzata o non organizzata, abbia per obiettivo l’espressione o il miglioramento della condizione fisica e psichica, lo sviluppo delle relazioni sociali e l’ottenimento di risultati in competizioni di tutti i livelli.»

    

2010: inversione di tendenza sui sedentari

L’Italia del 2010 è un paese nel quale la pratica sportiva (bambini compresi) continua a crescere. Con un’importante inversione di tendenza.

Per la prima volta in dieci anni, infatti, il numero dei sedentari è sceso sotto la soglia del 39%, con una riduzione di 2,3 punti percentuale (dal 40,6 al 38,3) rispetto al 2009: in altri termini, ci sono stati oltre un milione e 200mila sedentari in meno. Il dato è ancora più rilevante se si considera che l’Italia, come del resto molti altri paesi occidentali, risente di dinamiche demografiche (quali il progressivo invecchiamento della popolazione) che non favoriscono certamente l’adozione di uno stile di vita attivo.

Allo stesso tempo, è cresciuto sia il numero di chi pratica attività sportiva in modo continuativo (22,8%, 831mila sportivi in più rispetto al 2009), sia di chi svolge comunque qualche attività fisica (28,2%) come il fare lunghe passeggiate o l’andare in bicicletta. Il dato sulla pratica sportiva saltuaria (meno di una volta la settimana) è invece rimasto sostanzialmente stabile al 10,2% (cfr. tabella).

Nel complesso, su una popolazione di circa 58 milioni di persone (esclusi gli individui di età inferiore ai 3 anni e compresi i cittadini stranieri residenti), più di 19 milioni di individui – ovvero circa il 32% – hanno dichiarato di praticare uno o più sport: i due terzi con continuità, il restante terzo in modo soltanto saltuario.

Un altro interessante trend da evidenziare è che nel 2010 si è anche registrato un incremento del 3% nel numero dei praticanti di età compresa fra i 6 e i 10 anni. Si tratta di circa 100mila bambini in più che – anche grazie al lancio del  progetto Coni-Miur sull’alfabetizzazione motoria nella scuola primaria (cfr. box) – hanno iniziato a fare sport con una certa regolarità.

         

2000-2010: aumentano in modo costante i praticanti assidui

Alcuni dati positivi emergono anche dall’analisi delle serie storiche relative al decennio che va dal 2000 al 2010. Nel complesso, infatti, la percentuale di coloro che fanno sport con una certa continuità è cresciuta del 4,8%, passando dal 18 al 22,8%. E con la sola eccezione del 2006 (quando si è registrata una lieve flessione dello 0,4%), il numero degli “assidui” è aumentato in modo costante.

Gli sportivi saltuari sono anch’essi cresciuti, ma in una misura marginale non superiore all’1%, mentre più altalenante è stato l’andamento di coloro che svolgono una qualche forma di attività fisica. Le fasi di contrazione ed espansione di questa categoria sono inversamente legate alle variazioni della fascia rappresentata dai sedentari: in quasi tutti gli anni (e in particolare nel 2005, nel 2007 e nel 2010) si è verificato un fenomeno di “travaso” fra queste due fasce della popolazione (cfr. tabella).

Nel considerare questi dati occorre comunque tenere presente che, per effetto dei cambiamenti intervenuti nella composizione demografica della popolazione italiana, i valori assoluti sono cresciuti diversamente dai valori percentuali.

                      

Lo sport è giovane

L’indagine Coni-Istat esamina la partecipazione alle diverse attività sportive distinguendo per fasce d’età (cfr. tabella). Come prevedibile, il numero complessivo di praticanti continuativi e saltuari raggiunge il picco tra bambini e adolescenti di età compresa fra i 6 e i 14 anni, per poi decrescere in modo costante dai 15 anni in su.

Tra gli 11 e i 14 anni, in particolare, la partecipazione supera il 67% del totale: in altri termini, i due terzi dei ragazzi compresi in questa fascia anagrafica pratica sport più o meno regolarmente. Questa percentuale scende al 61,8 tra i 15 e i 17 anni, arriva quasi a dimezzarsi fra i 35 e i 44 (35,9%) e raggiunge il 5,5% dopo i 75 anni.

La contrazione del numero di praticanti interessa in modo molto più rilevante gli assidui dei saltuari: se la percentuale dei primi scende dal 57,5% della fascia 11-14 anni al 3,5% degli ultrasettantacinquenni, quella dei secondi passa dal picco del 18% (18-19 anni) a un minimo del 2% dopo i 75 anni. In buona sostanza, ciò che emerge è che se tra gli 11 e i 19 anni i praticanti assidui si riducono progressivamente andando a incrementare il numero dei saltuari, dopo i vent’anni la contrazione interessa entrambe le tipologie di sportivi.

La lenta ma inesorabile flessione che si registra nel numero dei praticanti dopo l’età adolescenziale è legata a numerosi fattori che incidono negativamente sulla possibilità concreta di fare sport.

Si può tuttavia osservare che coloro che svolgono attività sportive e fisiche rappresentano più dei due terzi della popolazione fino ai 34 anni d’età, e più della metà nella fascia dai 65 ai 74 anni. Un dato significativo, questo, che emerge con evidenza anche se si esamina l’andamento della percentuale di coloro che praticano “qualche attività fisica”. Dai 6 ai 74 anni questo valore aumenta infatti in modo costante, passando dal 13,6% (6-10 anni) al 36,6% (65-74).

Ciò significa che all’avanzare dell’età si assiste sì a una riduzione degli sportivi, ma allo stesso tempo diventa sempre più consistente il numero di coloro che – seppur in modo discontinuo e poco “organizzato” – cercano comunque di mantenersi attivi. Si tratta di una fascia importante della popolazione le cui esigenze potrebbero essere soddisfatte dai club attraverso l’offerta mirata di varie attività, incluse quelle outdoor.

            

... ma permane il divario Nord e Sud   

                                                                                

                                                                                   

2006 2007 2008 2009 2010
Nord 24% 24,4% 25,6% 25,4% 26,6%
Centro 21,4% 21,1% 22,5% 22% 24,5%
Sud 15,4% 15,6% 15,8% 16,2% 16,8%
Italia 20,5% 20,6% 21,6% 21,5% 22,8%

Per quanto riguarda la diffusione della pratica sportiva sul territorio nazionale, l’indagine fa emergere, ancora una volta, una spiccata differenza fra Centro-Nord e Sud del Paese (cfr. tabella superiore).

Se si considerano, in particolare, coloro che fanno sport in modo continuativo, nel 2010 la distanza Nord-Sud è di circa 10 punti percentuali (26,6% contro 16,8%), mentre il Centro si posiziona su valori molto vicini a quelli del Nord.

Del resto, nel quinquennio 2006-2010 è proprio il Centro ad avere registrato la crescita maggiore in termini di partecipazione assidua, passando dal 21,4 al 24,5%. Nello stesso periodo, il Nord ha guadagnato 2,6 punti percentuali, mentre il Sud è cresciuto soltanto dell’1,4%.

A livello regionale, i più attivi – stimati nel 2009 in base al numero di atleti tesserati dalle Federazioni Sportive Nazionali (FDN) e dalle Discipline Sportive Associate (DSA) ogni 100mila abitanti – si trovano soprattutto in Valle d’Aosta (16.758), Trentino-Alto Adige (11.833) e Marche (11.190). Nelle ultime tre posizioni troviamo invece Puglia (4.869), Sicilia (4.516) e Campania (4.123).

Il confronto tra la graduatoria del 2009 e quella del 1999 mostra che le regioni nelle quali è cresciuta la pratica sportiva sono il Veneto (che ha guadagnato ben quattro posizioni), le Marche, la Lombardia e la Puglia (salite di due posizioni), nonché la Sardegna, il Piemonte e il Lazio (una posizione). Migliorata in questo decennio anche la media a livello nazionale: se nel 1999 era di 6.635 tesserati ogni 100mila abitanti, nel 2009 è salita a 7.578.

Si può fare ancora di più

L’integrazione fra i dati dell’Istat e del Coni conferma che l’andamento della partecipazione sportiva nel corso degli ultimi dieci anni è stato complessivamente positivo.

La pratica sportiva legata alle società affiliate alle Federazioni riconosciute dal Coni risulta infatti essere in costante crescita, e il peso degli atleti tesserati alle Federazioni nazionali e alle Discipline associate – che hanno ormai raggiunto i 4,5 milioni – rappresenta circa il 7,7% della popolazione italiana (nel 2001 questo valore era pari al 5, 9%, ed è costantemente aumentato durante l’ultimo decennio).

In merito a questi dati, tuttavia, il documento Coni-Istat precisa che se il campo degli atleti tesserati FSN-DSA comprende buona parte dell’area agonistica, gli Enti di Promozione Sportiva (EPS) includono altre forme di attività, dalle continuative non agonistiche a quelle occasionali.

Ciò può generare sovrapposizioni e rende difficile avere un quadro d’insieme ben definito. È per queste ragioni che la forma forse più appropriata per rappresentare tutte le informazioni acquisite è la piramide della pratica sportiva (cfr. tabella).

Se consideriamo il 2010, dalla cima alla base si osserva che le prime due fasce comprendono 13,2 milioni di praticanti assidui: di questi, 4,4 milioni sono tesserati delle FSN e della DSA, 5,5 milioni sono iscritti agli EPS e circa 3,2 milioni praticano sport autonomamente. Le due fasce successive comprendono quasi 6 milioni di persone che fanno sport in modo saltuario e ben 16,4 milioni che svolgono, in generale, attività fisica.

Nel complesso, la popolazione italiana attiva ammonta a circa 35,6 milioni di persone: nel 2008 questo valore era più basso (33,9 mln), e in due anni si è registrato un miglioramento in tutte le fasce considerate. Questi dati sono indubbiamente incoraggianti ma, come si legge nelle conclusioni dello studio, «si potrebbe fare ancora di più per allargare l’offerta di sport e coinvolgere quei tre milioni di italiani, dei complessivi 13,2 milioni (22,8%), che praticano sport con continuità al di fuori del movimento sportivo nazionale.»

          

Per approfondire

Sul prossimo numero di Sport Industry Magazine , in uscita a dicembre, verrà pubblicato un articolo che illustra i risultati di una ricerca sulla pratica sportiva in Emilia Romagna. Registrati al portale e richiedi una copia gratuita.

 
 
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