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02.05.2011

Opportunità di risparmio per gli impianti sportivi: i Certificati Bianchi

Categorie: complementi per l'impiantistica sportiva, energie rinnovabili e impianti sportivi, risparmio energetico,

Un sistema unico in Europa, ma che dovrebbe presto “figliare” anche in altri paesi. Un sistema che premia gli interventi volti a ottenere un risparmio energetico limitando i consumi. Li chiamano “Certificati Bianchi” e sono un’opportunità unica e un aiuto concreto per il raggiungimento da parte del nostro paese degli obiettivi energetici imposti dalla Direttiva 28, meglio nota come 202020, che impone risparmi energetici del 20% entro il 2020.

Per raggiungere il risparmio imposto dalla 202020, all’Italia spetta una quota di energia del 17 %, quota che deve essere valutata sui consumi finali lordi. I consumi finali lordi non sono le importazioni.

Noi importiamo 180 milioni di tonnellate di petrolio equivalente, ma i consumi lordi lo scorso anno sono stati circa 133 milioni di tonnellate. Nell’anno 2009, infatti, l’Italia ha importato energia dall’estero per 50 miliardi di euro, ricevendo multe pari a 2 miliardi di euro per eccesso di CO2; cifra pagata dalla Comunità Europea. La proposta del GSE per raggiungere tale quota è di mantenere costanti i consumi finali fino al 2020 e di aumentare la penetrazione delle energie rinnovabili nel nostro paese.

Non sono dunque previste riduzioni drastiche dei consumi; si è cercato di fare un piano ragionevole, perseguibile, sul quale fare degli investimenti, con obiettivi importanti ma fattibili.

Se non ci fossero azioni di contenimento dei consumi, l’evoluzione naturale sarebbe quella che porta il nostro paese dal consumo attuale di 133 a 145 mila milioni di tonnellate, con ovvie problematiche ben più complesse da risolvere.

Negli anni, sono stati messi a punto sistemi di incentivazione particolari, per aiutare le imprese a mettere in atto interventi, ogni giorno più cogenti, rivolti al risparmio energetico.
  

Obiettivo? Risparmio energetico

La azioni che si possono intraprendere sono tantissime, ne citiamo solo alcune, quelle di maggiore interesse per il settore:

  • installazione di sistemi automatici di accensione, spegnimento e regolazione di intensità; come i sistemi di rilevazione uomo presente
  • installazione di sistemi e componenti più efficienti
  • installazione di apparecchiature a basso consumo in stand by o di dispositivi per la diminuzione del consumo in stand by (esistono dispositivi che in stand by consumano fino al 70% in meno del consumo a piena potenza; stanno uscendo anche norme per la regolazione del consumo in stand by)
  • impiego di impianti alimentati a biomassa per la produzione di calore
  • impiego di pannelli solari per la produzione di acqua calda
  • impiego di impianti fotovoltaici di potenza elettrica inferiore a 20 KW
  • cogenerazione e sistemi di microcogenerazione, come definiti dall’autorità per l’energia elettrica e il gas; un tema maturo industrialmente, pronto economicamente e molto vantaggioso
  • sistemi di trigenerazione e quadrigenerazione, sistemi a celle combustibili, installazione di pompe di calore elettriche o a gas con funzioni di riscaldamento e raffrescamento in edifici di nuova costruzione o ristrutturati - sistemi di telegestione e di termoregolazione
  • utilizzo di calore di recupero.

L’adozione di questi interventi (e di molti altri, visibili sul sito del GSE), danno il diritto al rilascio dei “Titoli di Efficienza Energetica”, meglio noti come “certificati bianchi”.
  

Certificati bianchi: di cosa si tratta?

Nati come incentivo a raggiungere gli obiettivi di efficienza energetica prima esposti, i “Titoli di Efficienza Energetica” agiscono sull’utente finale. In linea generale, vengono identificati dei grandi utilizzatori finali di energia - le grandi compagnie che distribuiscono gas ed elettricità e che hanno più di 50 mila clienti.

Questi vengono chiamati “soggetti obbligati” e per legge, ogni anno, debbono fornire all’autorità dell’energia elettrica e il gas la dimostrazione che hanno raggiunto dei miglioramenti nell’utilizzo finale dell’energia, pari a un certo valore di milioni di tonnellate di petrolio equivalente. Questo valore è tabellato fino al 2012 dal decreto 2004.

Il decreto ministeriale 20 luglio 2004 stabilisce infatti, ogni anno dal 2007 al 2012, quanti milioni di tonnellate devono essere risparmiati dagli utenti obbligati sia nel campo dell’elettricità, sia nel campo del gas. In cambio di queste azioni, viene riconosciuto un titolo, che varia di anno in anno, e che si assesta intorno ai 100 euro; cifra che viene incassata in tariffa.

Un esempio è fornito da Enel. La distribuzione gratuita a tutti i propri clienti di lampadine a basso consumo era una delle “azioni obbligate” rivolta a limitare i consumi, così da essere premiati dall’emissione di certificati bianchi.

Non solo i “soggetti obbligati” accedono ai certificati bianchi. Possono accedere al sistema anche le grandi imprese energivore dotate di un Energy Manager. Oppure un impresa o un consorzio di imprese, qualora raggiunga le soglie minime, può richiedere l’accesso ai certificati bianchi, purché sia dotata di un progetto di risparmio energetico. Si può accedere in prima persona, o tramite società collegate, o ancora tramite soggetti minori, come le ESCO.
  

Certificati bianchi: quali progetti

I progetti che danno accesso al sistema dei certificati bianchi sono di tre tipi:

  • Progetti standardizzati. Sono i più semplici, ad esempio la sostituzione di una vecchia caldaia con una a 4 stelle a condensazione, indipendentemente dalla potenza della caldaia installata. La taglia minima è 25 tonnellate di petrolio equivalente risparmiato all’anno. Se si arriva a questo numero, si possono avviare le pratiche per accedere ai certificati.
  • Progetti analitici. Sono già più complessi: le misure adottate sono valutate con algoritmi e solo in relazione ad alcune azioni (sempre rivolte al risparmio energetico), come ad esempio la cogenerazione. Il valore da raggiungere, in questo caso, è di 100 tonnellate di petrolio equivalente per i progetti i cui titolari siano distributori con più 100 mila clienti ridotti a 50 mila; oppure 50 tonnellate di petrolio per i soggetti diversi.
  • Progetti a consuntivo. Sono molto articolati. Si basano sul PPPM, Progetto Proposta Programma di Misura, con valutazioni a posteriori. Possono riguardare qualsiasi intervento, purché sia dimostrato che offrano un risparmio energetico, e riguardano solo grandissimi impianti. Vengono presentati a pacchetti: 200 TEP per i grandi clienti, 100 TEP per gli altri. Pacchetti molto grandi, con quantità di energia in gioco elevatissime.
      
Certificati bianchi: quali vantaggi

Il vantaggio è duplice sia per chi li ottiene sia per chi li eroga. In comune vi è il risparmio energetico ottenuto, che va a vantaggio sia di chi i certificati li eroga, sia di chi li ottiene.

Per chi li eroga, il vantaggio è anche documentale: si vede cosa viene fatto, si vede come viene fatto, si vede dove viene fatto. Mentre per chi li ottiene, il vantaggio è l’ottenimento stesso del certificato.

Quanto dura un certificato? Di norma dura 5 anni. Ogni anno per 5 anni viene corrisposto il suo valore. Per alcuni interventi (isolamento termico edifici, controllo della radiazione entrante tramite vetrate durante i mesi estivi, applicazione tecniche di architettura bioclimatiche, solare passivo e del raffreddamento passivo) viene rilasciato per 8 anni.


Certificati bianchi: un consiglio

Il sistema non è certo di semplice comprensione. Il consiglio pratico, che ha concluso la sessione, è di affidarsi a dei consulenti o, ancora meglio, a delle ESCo, le Energy Service Company: società che aiutano il cliente finale a effettuare interventi finalizzati a migliorare l’efficienza energetica, liberando il cliente finale da ogni onere organizzativo e di investimento.

I risparmi economici ottenuti vengono condivisi fra la ESCo e il Cliente finale, con diverse tipologie di accordo commerciale. Il vantaggio è che, dovendo anch’esse guadagnare sui risparmi ottenuti dalla struttura, avranno tutto l’interesse di consigliare quanto di meglio è proposto dal mercato.

  

Visto da vicino:

Marco Zambelli
Membro dell’Unità tecnica per l’efficienza energetica presso l’ENEA di Bologna. Incaricato dei rapporti con le rappresentanze del territorio per problemi di carattere energetico, partecipa al gruppo di lavoro per l’elaborazione del “Piano Energetico Regionale della Regione Emilia Romagna”.

 
 
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