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di Alice Spiga
Svoltasi questa mattina, nella sala dello Zodiaco del Palazzo della Regione a Bologna, il Convegno "Il Dall'Ara: quale futuro?", organizzato dai giornalisti e conduttori della trasmissione “Tempi Supplementari” - Ugo Mencherini e Vittorio Longo Vaschetto - per presentare alla città, alla Regione e al Presidente del Bologna FC 1909 i progetti per la riqualificazione dello storico stadio bolognese.
Ha aperto i lavori Giacomo Venturi, Vicepresidente della Provincia di Bologna, che ha tenuto a precisare come non ci sia la possibilità di utilizzare fondi pubblici per la ristrutturazione o la costruzione ex novo di uno stadio, e questo per l’ormai endemica mancanza di risorse e contributi. "L’unica soluzione è affidarsi a risorse di finanziamento private e, in questo quadro, sicuramente potrebbe rappresentare una svolta la legge per la privatizzazione degli stadi".
Una legge tutt'ora ferma, come precisa Chiara Alvisi, professore associato di Diritto Privato dell’Università di Bologna, che ha ripercorso la lunga vicenda normativa relativa alla Legge sugli Stadi, dal 14 giugno ancora in attesa dell’approvazione del Senato.
In estrema sintesi, la nuova legge introdurrà alcuni cambiamenti fondamentali: non solo la privatizzazione dello stadio, ma soprattutto l'obbligo di dimostrare la redditività dell’intervento da effettuare, che l’impianto sia accessibile (cosa assolutamente nuova) a un pubblico vasto, che siano semplificate le procedure amministrative, che saranno a carico della Giunta Comunale. La legge stabilisce inoltre una distinzione tra Impianti Sportivi e Città dello Sport. Con questa seconda si intende un insieme di attività a diversa destinazione, tra le quali lo stadio, impianti sportivi ospitanti differenti discipline, attività commerciali, un museo della squadra; tutto, altro elemento di novità, contiguo, in modo da creare un centro attrattivo polifunzionale generatore di profitti.
"Il dato interessante - ha sottolineato la professoressa Alvisi - è che, secondo le ultime stime, solo il 20% degli introiti di uno stadio deriva dalla vendita di biglietti e abbonamenti, mentre il 70% viene dai diritti TV. E, infatti, uno stadio viene mediamente sfruttato solo al 53%". Questo in Italia, perché all’estero la situazione è invece molto diversa, visto che gli stadi europei nascono, già da una trentina d’anni, come centri polifunzionali in grado di attrarre un pubblico vastissimo, 7 giorni su 7, diventando poli di attrazione con fatturati anche molto elevati.
“Ciò di cui questa città ha bisogno - specifica Marco Pondrelli, assessore provinciale con delega allo sport - è un piano strategico che parta dalla domanda: come si immagina Bologna da qui a 20 anni? Possiamo permetterci la costruzione di un nuovo stadio? E non mi riferisco al permetterselo da un punto di vista economico, ma anche urbanistico. In questo contesto, penso che Bologna, e in generale tutta l’Italia, dovrebbe guardare all’Europa. Le norme UEFA, solo per porre un esempio, a latere della costruzione di uno stadio, non impongono la realizzazione di parcheggi. Allo stadio, infatti, ci si va con i mezzi pubblici, non in macchina, a maggior ragione se lo stadio è realizzato nel centro della città”.
I progetti presentati in questa sede, quello dell’associazione Pro Bologna e quello del professor Gabriele Tagliaventi, partono proprio dall’esempio degli stadi europei, proponendo una ristrutturazione dell’impianto esistente. Due progetti che si distinguono per la tipologia di riqualificazione proposta: la prima punta alla ristrutturazione dello stadio e dell’antistadio, con la realizzazione di ampi parcheggi e zone a verde aperte a tutti; la seconda sulla creazione di nuove aree abitative, aree per il sport e per il benessere, nuovi negozi, che genereranno introiti da investire nella ristrutturazione dello stadio stesso. Entrambi prendono il via dalla volontà di mantenere lo stadio nel centro della città, potenziando le vie di comunicazione già esistenti e dando nuova linfa a un quartiere che appare ogni giorno più isolato e lasciato a sé stesso.
Costruire un nuovo stadio, in un’area periferica decentrata, sembrerebbe dunque la via meno percorribile. Da certi punti di vista, costerebbe forse meno e sarebbe più immediata la realizzazione, ma poi: cosa fare dello storico Dall’Ara? Come riconvertirlo? Con quali fondi? Tutte domande che continuano a rimanere in attesa di risposta. “Quello che vogliamo - ha precisato Paolo Alberti, rappresentante della curva Andrea Costa, è uno stadio che sia almeno adeguato alle esigenze dei tifosi. Non è possibile che ogni volta si debba fare una fila di ore per comprare un panino confezionato in un celophan di plastica, o che si debba assistere a una partita sotto le intemperie. Come possiamo pensare che le famiglie vengano allo stadio se le tribune non sono nemmeno dotate di una copertura?”.
Discorso a parte ha meritato la sicurezza: “Dopo la legge Pisanu - ha commentato Stefano Dalloli, presidente del Centro Bologna clubs, anche solo comprare il biglietto è diventato un percorso a ostacoli; biglietti nominali, tessera del tifoso, tornelli e metal detector. Fanno passare la voglia di andare allo stadio! Tanto che hanno finito per allontanare il pubblico dagli stadi, facendolo diventare un pubblico televisivo e snaturando l'anima stessa del calcio: il tifo”.
Del medesimo parere, il Presidente del Bologna FC 1909, Albano Guaraldi, che ha sottolineato la necessità sempre più impellente di una ristrutturazione dello stadio. Il problema? Il problema è che i fondi pubblici per la ristrutturazione non ci sono e che, in questi tempi, è pressoché impossibile trovare privati interessanti a investire. “Mi ricordo ancora come andò per Italia 90, ci vollero mesi prima di giungere a un compromesso sulle opere di ristrutturazione, e la motivazione era molto forte. Non oso immaginare come potrebbe reagire ora l’Amministrazione Comunale, considerata la crisi che sta attraversando. Ricordo che, già allora, c’era l’intenzione di coprire le tribune, ma non ci diedero il permesso perché avrebbero impedito la vista verso San Luca. Una cosa rimane certa: considerate le condizioni in cui versa la struttura, nel giro di sei/sette anni il rischio è che il Dall’Ara non sia più utilizzabile”.
In chiusura di convegno: note di positività da parte di Loretta Lambertini, sindaco di Granarolo dell’Emilia, che ha annunciato l’imminente realizzazione del nuovo centro sportivo del Bologna FC, che andrà a sostituire l’ormai vetusto centro sportivo del Comune: “Granarolo ha già un centro sportivo, solo che ha ormai 50 anni e i fondi per una ristrutturazione non li avremmo trovati mai, almeno non in tempi economici così difficili. Per questo abbiamo colto l’occasione di realizzare il sogno del Bologna FC di realizzare un nuovo centro sportivo, che sarà finanziato con fondi privati e pubblici. Presto avremmo il progetto definitivo e potremmo iniziare i lavori. Sono orgogliosa di questo risultato e penso che credere nei sogni sia il primo passo per realizzarli”.
Nella foto: un momento del Convegno immortalato dalla redazione di www.sportindustry.com, che ringrazia gli organizzatori per la gentile ospitalità.
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