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campo da calcio a 7 bologna
25.01.2013

Società sportive: come ottenere finanziamenti per gli impianti in gestione

Il caso di una società sportiva che, pur non essendo proprietaria dell'impianto, è riuscita ad ottenere finanziamenti

Categorie: sport news, impianti sportivi, finanziamenti e bandi,

di Alice Spiga

Il caso di una società sportiva che, pur non essendo proprietaria dell’impianto (come accade nella maggior parte di casi in Italia), è riuscita a ottenere un finanziamento da 1 milione e mezzo di euro per la ristrutturazione e riqualificazione di un centro sportivo a Bologna.

Ci riferiamo al Centro Sportivo Bruno Corticelli, situato in via Zoni, a Bologna che, in tempi recenti ha vissuto un’importante opera di ristrutturazione e riqualificazione, tutt’ora in via di completamento.

Si tratta di un impianto polisportivo che si sviluppa su circa 6.000 mq e che, prima della ristrutturazione, contava di una pista polivalente, una palestra per pallavolo e basket e un campo da calcio in erba naturale.

Per approfondire l'intervento effettuato, abbiamo posto alcune domande a Pietro Stefanetti, presidente dell’associazione sportiva che ha in gestione la struttura, oltre che esperto giuridico fiscale con espserienza decennale nel campo delle associazioni no-profit, con particolare riguardo a quelle sportivo dilettantistiche.

L'intervista

In che condizioni si trovava l'impianto prima dell'intervento di riqualificazione?

“Questo impianto sportivo, che ho visto nascere nel 1977, da allora non aveva mai potuto contare su alcun tipo di manutenzione straordinaria. Come si può ben immaginare, dopo 35 anni di vita, si era arrivati al punto che l’impianto era ormai ridotto all’osso.

La pista polivalente, in cui viene svolta attività di pattinaggio, pallamano e calcio a cinque, non è mai stata dotata di un proprio spogliatoio, mentre il campo da calcio a 11 era ormai inagibile, essendo ormai ridotto a un “campo di patate”, senza un filo d’erba, con i vecchi spogliatoi ormai fatiscenti e impianti per le docce e servizi quasi inutilizzabili".

Come si è mosso dunque il Comune di Bologna?

"Il Comune ha pensato di affidare, attraverso un bando e con una gestione lunga - non parliamo dei 3 anni, dei 6 anni o dei 9 anni, ma dei 28 anni - la gestione ordinaria e straordinaria di tutto l’impianto sportivo. Che cosa si intendeva per manutenzione straordinaria? Si intendeva la costruzione di un campo da calcio a 7, la riqualificazione di quello esistente a 11, possibilmente in erba sintetica, e la ristrutturazione di tutta la palazzina spogliatoi, affinché sia utilizzata sia del campo da calcio sia della pista polivalente.

Nell’ambito di questo progetto, quantificato in circa 1,5 milioni di euro, siamo riusciti ad aggiudicarci questo bando costituendo una Associazione Temporanea di Imprese (ATI), nella quale si sono impegnante associazioni sportive come Libertas San Felice E.G, A.S.D. Nettuno Calcio a cinque, A.C. Nepoti soc. sport. dilett. a r.l., tutte operanti nel territorio del Quartiere Porto, dove sorge il centro.

Una ATI così composta poteva vantare una consolidata esperienza nella gestione di differenti ambiti sportivi (calcio a 7, basket, calcio a 11), riuscendo così a presentare un progetto che andava incontro non solo alle esigenze del Comune stesso, ma anche del cittadino, accludendo al suo interno anche un parco pubblico".

Quali sono state le principali difficoltà incontrate lungo il percorso verso la realizzazione del progetto?

"Una volta reso esecutivo il progetto, il problema è stato il reperimento delle risorse. Come la maggior parte delle associazioni sportive, anche noi non eravamo (e non siamo) proprietarie dell’impianto; lo gestiamo, ma non possediamo nulla.

Siamo come un’impresa che non ha patrimonio, per cui non possiamo offrire le garanzie, personali e non, richieste da un istituto bancario ed è quindi molto difficile riuscire ad avere accesso al credito passando per vie convenzionali.

Allo stesso tempo, non potevamo nemmeno contare su una fidejussione pubblica, perché il Comune di Bologna, soprattutto dopo la nota vicenda del Palazzo Azzarita, non ci pensava nemmeno a concedercela. A quel punto, senza poter contare su delle risorse, il progetto era sostanzialmente nato morto".

E quindi? Dove avete trovato i finanziamenti?

"Ci siamo rivolti al Consorzio SPIN, che raggruppa, oltre all’Istituto San Paolo, i principali Enti di Promozione sportiva nazionali come CSI, UISP e AICS. È stato grazie a SPIN che siamo arrivati a Banca Prossima, la banca degli enti no profit, che ha creduto e finanziato il progetto.

In SPIN abbiamo trovato un interlocutore che professionalmente ha capito la nostra situazione, anche se, essendo stati il progetto zero, abbiamo trovato molteplici difficoltà. Ma non poteva essere altrimenti! Alla fine, abbiamo contribuito a tracciare un solco, che ci auguriamo sia stato di grande aiuto ai progetti venuti dopo di noi".

Dal momento dell’aggiudicazione del bando all’inizio dei lavori, quanto tempo è trascorso?

"L’aggiudicazione del bando è avvenuta nel marzo 2010, mentre i lavori sono iniziati nell’ottobre 2011. In questo lasso di tempo si è provveduto a sottoscrivere la Concessione con il Comune di Bologna, avvenuta nell’ottobre 2010 e a trovare le risorse finanziarie, che non è stata una passeggiata in quanto Banca Prossima ha, giustamente, valutato il nostro progetto sulla scorta di business plan e piani finanziari, proprio come se fossimo una vera e propria azienda for profit".

A quanto ammonta, in totale, il finanziamento?

"C’è stato finanziato 1 milione e mezzo di intervento, accompagnato da fidejussioni delle società sportive che hanno permesso all’ATI di portare avanti il progetto. Successivamente, ci siamo costituiti in società sportiva dilettantistica a responsabilità limitata, sia per motivi fiscali, sia operativi. Ad esempio, il passaggio ha permesso di creato una maggiore chiarezza nei rapporti, sia con i terzi sia fra i soci stessi, nonché una responsabilità patrimoniale limitata al patrimonio sociale e non a quello personale".

In quanto tempo pensate di poter tornare in pari con l’investimento?

"Riteniamo che il nostro investimento possa dare un ritorno finanziario fra 3-4 anni, il periodo necessario al centro sportivo di essere al 100% della sua funzionalità e redditività".

Fino a questo momento, che cosa è già stato costruito? Che cosa manca all’appello?

"È stato costruito il primo campo di calcio a 7, è stato effettuato l’intervento di manutenzione straordinaria sul campo a 11, con il rifacimento del manto in erba sintetica, e adesso verrà attivata tutta la ristrutturazione degli spogliatoi: sia interventi sulle pareti murarie, sia la riqualificazione dell’impianto di riscaldamento e raffrescamento. Su questo aspetto, stiamo lavorando su un progetto un po’ ambizioso che prevede l’indipendenza totale da qualsiasi forma energetica classica con l’utilizzo di un cogeneratore di riscaldamento, raffrescamento ed energia elettrica a energia alternativa. Contiamo nel giro di un anno, un anno e mezzo di completare tutte le opere".

Per quanto riguarda i lavori ancora da effettuare, riuscirete a rimanere nel budget iniziale o avrete bisogno di ulteriori finanziamenti?

"Contiamo di rimanere nel budget previsto, ma se dovessimo sforare, non abbiamo dubbi di poter fare affidamento di nuovo sulla disponibilità di Banca Prossima".

Per approfondire

Questa intervista fa parte dell'articolo pubblicato a pagina 12 del numero 10 del trimestrale Sport Industry Magazine, registrati al sito www.sportindustry.com e potrai ricevere la rivista gratuitamente.

 
 
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