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12.01.2015

La progettazione di centri benessere in Italia: tendenze, criticità e opportunità

Intervista a Gianpietro Sacchi, direttore del Corso di Alta Formazione Design for Wellness & SPA di POLI.design

Categorie: wellness, wellness news, progettare una spa,

Di Lucia Dallavalle

Cinque architetti specializzati nella progettazione di SPA, centri benessere e termali illustrano le tendenze nel design di queste strutture e degli ambienti wellness domestici, in relazione all’affermarsi di nuove esigenze da parte degli utilizzatori e di una maggiore attenzione alla funzionalità degli impianti e al rapporto con il territorio.

Iniziamo con Gianpietro Sacchi, direttore del Corso di Alta Formazione Design for Wellness & SPA di POLI.design, Consorzio del Politecnico di Milano (l’edizione 2015 del corso prende il via a fine gennaio).

Le parole dell’architetto Sacchi ci permettono di fare il punto della situazione sui centri wellness e SPA costruiti in Italia, con particolare riferimento a quelli presenti negli alberghi.

Nelle prossime settimane, proseguiremo con la pubblicazione delle interviste agli architetti Alberto Apostoli, Sergio Bizzarro, Alessio Cuzzolin e Marco Vismara, di cui anticipiamo qualche riflessione nel riquadro conclusivo.

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L'intervista a Giampiero Sacchi
Quali tendenze si sono affermate in questi anni nella progettazione e realizzazione di centri benessere e SPA?

«Sarò un po’ critico riguardo alle tendenze degli ultimi anni, in particolare degli ultimi dieci: in questo periodo, la realizzazione di centri benessere a se stante o facenti parte di strutture alberghiere è stata individuata come driver per aumentare gli introiti del business, ma spesso una progettazione scorretta o il fatto di non tenere presente le spese di manutenzione e di consumo quotidiano di queste strutture hanno causato più danni che benefici.

Si è affermata in questi anni la tendenza a costruire dei centri benessere quanto più completi possibile, che possano servire contemporaneamente quanti più utenti possibile, con diverse funzioni; ed è stato tenuto in grande considerazione l’aspetto scenografico dei centri, in molti casi più l’aspetto scenografico che non quello pratico e funzionale!

Una delle tendenze più seguite negli ultimi anni è stata proprio quella del grande impatto estetico; per quanto abbiamo potuto notare, però, non sempre dietro c’è un effettivo benessere: spesso questi centri sono autoreferenziali, legati all’espressione progettuale dell’architetto più che alle effettive esigenze dell’utilizzatore finale.

Senza fare nomi, ci sono terme sicuramente molto “impattanti”, dove si deve seguire un percorso prestabilito, in tempi predeterminati: questo, per esempio, secondo me è in totale contraddizione con l’idea di benessere, che è dato anche dal fatto di potersi muovere liberamente all’interno di un centro, piuttosto che dover seguire un percorso sensoriale predeterminato da chi l’ha progettato.»

Quali aspetti di design oggi non possono essere trascurati in qualunque progetto di SPA?

«In tempi più recenti l’aspetto legato alla scenografia sta perdendo un po’ di terreno: si è tornati a criteri di wellness o di sensazione di benessere, quindi emozionali, più legati alla semplicità, al vero relax.

La tecnologia è importante, purché non sovrasti il senso di benessere. Vengono proposte fin troppe cromoterapie a volte non effettive: la cromoterapia è una cosa seria se fatta in maniera seria; dotarsi di una doccia che cambia colore mentre ti sciacqui non possiamo considerarla cromoterapia.

Credo che in questo momento si cerchi di ritrovare situazioni più genuine, con poco affollamento, luci giuste, materiali naturali, cura nelle profumazioni... sto parlando di sinestesia: tutti i sensi devono essere coinvolti, ma in maniera soft.

Penso che oggi sia molto utile anche offrire sedute brevi, ma efficaci in una SPA: se si trova un ambiente ben progettato, in un’ora si può uscirne rigenerati, senza passarci tutta la giornata.»
  

La crisi economica ha mutato i criteri di progettazione di questi spazi?

«La crisi economica avrebbe dovuto mutare i criteri di progettazione di questi spazi! Diciamo che forse non tutti hanno colto in tempo utile che la crisi avrebbe inciso in maniera importante sui costi gestionali di queste strutture, per cui molti centri benessere e spa sono in realtà in perdita; mi riferisco soprattutto a quelli degli alberghi, perché i centri benessere autonomi, se sono ben gestiti, riescono a rientrare e a guadagnare.

Un esempio è QC Terme, un’azienda privata che costruisce e gestisce aree spa urbane, presente a Milano, a Torino, a Roma, a Bormio e prossimamente a New York.

Faccio un inciso. Come dicevo prima, per qualche anno si è pensato che aprire una SPA all’interno di una struttura alberghiera potesse risolvere i problemi legati a un minore afflusso di clientela.

Nella realtà, poi, se il concetto di benessere non è esteso a tutto l’albergo e si costruisce una spa che non è progettata in maniera molto precisa sulle esigenze del committente, dell’albergatore, ne risulta un buco nero, con un break even point praticamente all’infinito: non si riesce mai a pareggiare i costi di costruzione, realizzazione e quelli di gestione quotidiana.

Spesso, tra l’altro, non viene fatto presente ai committenti quanta manutenzione sia necessaria e soprattutto quanto queste attrezzature siano “energivore”: la produzione del caldo è la cosa che in assoluto richiede maggiore energia e qui si parla di scaldare vasche idromassaggio, piscine, saune, bagni turchi e docce.

Negli alberghi, poi, questi spazi devono essere tenuti a disposizione del cliente dalla mattina alla sera, anche in tarda serata, e se queste attrezzature non sono utilizzate dai clienti o non sono sufficientemente attrattive per aumentare il numero dei clienti finali, le spese non vengono mai coperte.

Tornando alla domanda, la crisi economica, ma solo ultimamente, ha portato i progettisti e i gestori a ragionare molto bene in fase preliminare sulla struttura delle spa e a realizzare centri più sostenibili, forse meno impattanti dal punto di vista dello spazio e dell’estetica, ma più efficienti, che possano dare benessere al cliente ed essere performanti dal punto di vista economico per il gestore.»

C’è uno studio che dimostri che questi centri benessere, in particolare quelli degli alberghi, siano in perdita?

«Dati precisi, studi, non ce ne sono. Lo stiamo rilevando progressivamente, sulla base delle esperienze che stiamo maturando e delle indicazioni che stiamo raccogliendo, ma tutto questo è determinato da un fatto in particolare.

Normalmente il gestore, e mi riferisco agli alberghi, pensa che avere una SPA gli permetta di risolvere i propri problemi, senza tenere conto che questa unità deve essere gestita da personale che lo sappia fare, deve essere ben proporzionata alle strutture esistenti, che è necessario decidere a priori se sarà una spa aperta al pubblico o rivolta solo ai clienti interni, definire gli orari di apertura, i servizi offerti gratuitamente e quelli a pagamento.

Sono proprio questi ultimi – in genere massaggi e trattamenti – quelli che effettivamente, ma solo se ben gestiti, danno grande utile perché altrimenti la spa, non venendo “pagata” dall’utente con la valigia, quello che dorme in albergo, è una struttura che di per sé continua a consumare energia indipendentemente dal fatto che sia utilizzata o meno.»
  

L’errore più frequente che lei e i collaboratori di Polidesign avete riscontrato nella realizzazione di spa e centri benessere?

«Una delle lacune che abbiamo notato maggiormente è la mancanza dello studio di fattibilità o business plan. Ancora non si è affermata quella che invece deve diventare un’abitudine: ragionare in termini economici, non solo sul costo di realizzazione, ma anche sui tempi di ritorno dell’investimento iniziale, sui costi di gestione, giornalieri, settimanali, mensili o stagionali a seconda dei centri.

Questi costi poi, nel caso delle spa di alberghi, incidono in maniera enorme sulle spese fisse dell’intera struttura e spesso non si riesce a rientrare dall’investimento sostenuto perché – ripeto – la costruzione di una SPA all’interno di un albergo può sì far aumentare il costo medio della camera, ma non in misura tale da coprire quelle spese.»
 

In che modo l’attenzione all’ambiente e all’ecosostenibilità, anche energetica, influenza le scelte nella realizzazione dei centri benessere?

«Sicuramente, e per fortuna, in questo periodo si è diffusa una maggiore attenzione al risparmio energetico perché, come dicevo prima, il problema più grande di questi centri è proprio l’enorme fabbisogno di energia.

Ci sono molte attrezzature, ancora poco conosciute, che possono far diventare meno energivore queste strutture. Per esempio impianti molto complessi in grado di recuperare buona parte dell’energia (per approfondire, si veda la rassegna prodotti dedicata all'argomento ndr) che in qualche modo viene dissipata, abbattendo significativamente i consumi, come le attrezzature di Seven-Air, nostro partner.

L’altra strada è quella progettuale, quella di costruire centri che siano ben calibrati sulla struttura e sulla richiesta. Il che vuol dire fare un’analisi approfondita a monte, con degli esperti, per capire:

  • chi siano i competitor in zona,
  • quale possa essere il bacino di utenza,
  • quante persone effettivamente potrebbero utilizzare quella struttura,
  • quali saranno i fisiologici picchi di frequenza e dei momenti in cui invece gli spazi saranno meno utilizzati,
  • prevedere servizi aggiuntivi – come l’aperitivo preserale offerto nei centri QC Terme, per esempio – per attirare un certo tipo di clientela in quelle fasce orarie.
     

Se non si parte da questa analisi, le scelte progettuali potrebbero rivelarsi errate
  

A quali influenze e fonti di ispirazione si devono ricondurre i “wellness e spa designer” che formate nel vostro corso?

«Cerchiamo di non essere prescrittivi, facciamo una carrellata iconografica, dove possibile visitiamo i centri anche di persona.

Organizziamo una serata aperta a tutti al QC Terme di Milano – ci serve anche come esercizio di team building – proprio per far vedere e provare ai progettisti il funzionamento di ogni attrezzatura, così ognuno potrà avere un suo feedback personale che poi gli servirà di esperienza per la progettazione.

Poi c’è l’educational tour: in piccoli gruppi li portiamo a visitare varie spa di Milano, città che offre una grandissima scelta da questo punto di vista, con molti wellness center collegati ad alberghi, in modo che i corsisti vedano situazioni diverse le une dalle altre e i punti di forza di ciascuna.

Per esempio:

  • la spa di Armani, posizionata all’ultimo piano del palazzo dove ha sede l’Armani hotel, ha sicuramente dalla sua una vista notevole sia diurna che notturna;
  • Bulgari, hotel di altissimo livello, ha fatto una scelta completamente diversa, posizionando la sua spa nell’interrato. Un’area più riservata, più piccola, capace di dare emozioni sicuramente diverse;
  • mostriamo lavori di Simone Micheli, per esempio, o Franco Scaglia, che vengono in aula a raccontare le loro esperienze;
  • facciamo vedere anche come il benessere viene declinato negli altri Paesi
E le tendenze nelle aree wellness di case e ville private?

«Premesso che il corso organizzato al Politecnico riguarda gli spazi pubblici – i centri benessere, le spa presenti negli hotel e le “private spa” che possiamo trovare nelle suite degli alberghi – le aree wellness delle case private, non dovendo seguire delle normative che invece sono prescrittive per i luoghi pubblici, sono enormemente più aderenti ai desideri del proprietario e non presentano particolari problematiche.

Tra l’altro, per i privati, negli ultimi anni sono usciti sul mercato parecchi prodotti che si avvicinano molto a quelli professionali: bagni turchi, saune e attrezzature estremamente sofisticate, che possono ricreare anche in aree private delle vere e proprie spa.

Spesso sono attrezzature prefabbricate, ma che possono essere altamente personalizzate, per cui inseribili facilmente in qualunque contesto, rispettando il progetto generale dell’abitazione o della villa».
   

Visto da vicino

Gianpietro Sacchi
Consulente, progettista e designer d’interni. Direttore dei corsi post lauream “Design Alta Formazione” presso POLI.design, Consorzio del Politecnico di Milano, tra i quali “Design for Wellness & SPA” e “Hotel Design Solutions”. Già docente a contratto della Facoltà del Design del Politecnico di Milano e Presidente dell’AIPi, Associazione Italiana Progettisti d’Interni.

Piccole anticipazioni dalle prossime interviste
A quali aspetti non rinuncia mai nel progettare centri wellness e spa?

    
Alberto Apostoli – Studio Apostoli
“Non rinuncio mai al riferimento alla natura e al territorio, nonché all’aspetto “sensoriale” della spa. In nessun caso adotto soluzioni tecniche o artistiche decontestualizzate o che banalizzino il concetto di benessere”.

Sergio Bizzarro – Studio Bizzarro
“Non rinuncio mai all’emozionalità: voglio che il cliente finale che utilizza la mie spa abbia una “memorabilità” dell’esperienza, perché è da questa che nasce il successo della struttura. La stimolazione sensoriale di tutti e cinque i sensi è l’aspetto più importante e la luce è uno degli elementi fondamentali”.

Alessio Cuzzolin – Studio ASettanta
“La cura nella presentazione del centro, che secondo me è già parte del benessere. Un concetto su cui punto molto è la visibilità, una visibilità anche commerciale: tutti devono vedere la spa ed esserne attratti”.

Marco Vismara – Studio d73
“Evidenzierei alcuni punti fondamentali: l’ingresso, l’accoglienza che deve stupire e avvolgere il cliente; gli spogliatoi, la parte più intima della nostra esperienza; i percorsi d’acqua, che fanno parte della nostra origine e hanno sempre un effetto rilassante”.

 
 
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