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15.05.2012

Impianti sportivi e fotovoltaico: opportunità di risparmio

Intervista a Mauro Martini, titolare dell'azienda Vimar, a cura di Alice Spiga

Questo articolo è inserito in complementi per l'impiantistica sportiva, energie rinnovabili e impianti sportivi,

Come fare per risparmiare sui costi di gestione e su quelli di manutenzione quando si parla di strutture ad uso sportivo? A questa domanda risponde Mauro Martini, titolare dell'azienda Vimar, specializzata nella progettazione e realizzazione di impianti sportivi.

Mauro Martini si è infatti reso conto che gli impianti sportivi italiani versano in condizioni quanto meno critiche: non solo mancano i fondi da investire nelle nuove realizzazioni, ma non ci sono nemmeno per la ristrutturazione e per la riqualificazione del patrimonio esistente. La conseguenza è che le strutture ad uso sportivo invecchiano e i costi per la manutenzione e la gestione continuano a lievitare in maniera esponenziale, e le società sportive si ritrovano a gestire impianti sempre meno sostenibili.

La soluzione? Secondo Mauro Martini è molto semplice: investire nel fotovoltaico, una tecnologia che garantisce di risparmiare sui costi delle bollette elettriche, una delle voci di bilancio più impegnative in qualsiasi struttura sportiva. Il denaro risparmiato sulle bollette si andrebbe a sommare agli incentivi erogati dal GSE (il 4° Conto Energia che sta cedendo il passo al già molto chiaccherato 5° Conto Energia), permettendo non solo di ripagare l'investimento effettuato, ma anche di reinvestire i risparmi ottenuti in interventi di ristrutturazione.

Lasciamo dunque la parola a Mauro Martini, precisando che l'intervista, qui riportata nella sua interezza, è parte integrante di un articolo pubblicato su Sport Industry Magazine n°8 , che approfondisce le iniziative messe in atto a livello nazionale per garantire risparmi effettivi negli impianti sportivi. Registrati al Portale www.sportindustry.com e richiedi la tua copia gratuita

L'intervista

Da quali esigenze e premesse nasce il suo progetto? A chi si rivolge?
"Il progetto nasce dalla necessità di creare risorse alternative alla ormai cronica mancanza di denaro pubblico che consentano di ristrutturare gli impianti sportivi, ancora oggi a carico delle PPAA le quali non sono più in grado di mantenere i centri sportivi in linea con l’evoluzione tecnologica del settore, dal rifacimento del campo in erba sintetica alla realizzazione/riqualificazione di una copertura, dalla sostituzione di pavimentazioni sportive deteriorate alla costruzioni di nuovi campi sportivi.

Uno dei maggiori problemi con cui si sta confrontando, al momento attuale, l’impiantistica sportiva nel nostro paese è la vetustà degli impianti. Solo per fare un esempio: la maggior parte ha vecchie coperture pressostatiche e tensistatiche da cui si disperde una quantità di calore esorbitante, nel nord Italia un classico “pallone pressostatico” costa mediamente 20.000 € a stagione di bollette elettriche e di riscaldamento. Molti dei 148.000 impianti sportivi del territorio sono, al momento attuale, in grande difficoltà, non ci sono soldi per le manutenzioni e gli impianti invecchiano e bruciano denaro pubblico. Il settore è diametralmente cambiato, fino a pochi anni fa, si costruivano nuovi impianti con grande leggerezza; ricordo piste di atletica realizzate in località dove si faceva fatica a trovare qualcuno che avesse meno di 60 anni. Oggi le cose sono molto cambiate, gli investimenti sul nuovo sono quasi azzerati e anche trovare i fondi per semplici ristrutturazioni non è semplice.

Si pensi a un impianto sportivo coperto, di media ha a disposizione circa 1000 metri di tetto: con uno spazio simile si può realizzare senza problemi un impianto da 120 Kwh, che permetterebbe di abbattere i costi dell’energia elettrica e del riscaldamento quasi del tutto. E gli impianti sportivi hanno bollette stratosferiche. Ad esempio: un campo da calcio dotato (come richiesto dalla Lega) di impianto di illuminazione da 200 lux, ha un consumo da 70/ 80 kw con un costo intorno ai 40 mila euro all’anno. E questo solo per illuminarlo.

Se per coprire quei 70 KW predisponiamo un impianto sui 100 KW, oggi siamo intorno ai 200 mila euro di investimento, tecnicamente pari a 5 anni e solo con le bollette poi, da quel momento in avanti, si risparmia. Su un mutuo di 10 anni, si possono quindi fare tutti gli interventi che si ritengono necessari, spalmato su 20 anni, diventa ancora più conveniente perché un impianto da 100 KW, fatto oggi, rende più o meno nei vent’anni, 800 mila euro solo di risparmio delle bollette, 200 li spendo per l’impianto e, con i 600 che avanzano, sa quanti interventi si possono fare anche senza il contributo GSE? Un altro vantaggio degli impianti sportivi, che molti sottovalutano, è che nel periodo di massima produzione, ovvero l’estate, che è anche il momento di massima domanda da perte della rete dell’energia elettrica, il campionato è fermo, per cui tutta la produzione può essere ceduta alla rete, con ulteriori rientri. Io mi rivolgo dunque alle società sportive, che hanno normalmente in gestione l’impianto e hanno dunque necessità di risparmiare sulle bollette. Gli impianti sportivi di proprietà, in Italia, sono infatti veramente pochissimi (ci sono degli esempi soprattutto nel tennis), la fetta maggiore è data in gestione alle società sportive".

Se offre tanti vantaggi, tutti gli impianti sportivi in Italia dovrebbero già essere dotati di pannelli fotovoltaici, e invece non è così. Perché?
"Il problema principale sono le convenzioni che i Comuni stilano con le società sportive. Si pensi che ogni singolo comune ha un suo modo di concepire le convenzioni ed è libero di stilare un proprio regolamento per la gestione degli impianti sportivi. Alcuni comuni si danno regole, a mio avviso, assurde, come decretare che non si possono dare in convenzione gli impianti sportivi per più di 3 anni di seguito. Con così poco tempo a disposizione, più che sfruttare l’impianto non si può fare; di sicuro non si può programmare nessun tipo di investimento o di intervento sugli impianti. Questa tendenza è ovviamente legata a doppio filo a concetti politici, ai passaggi da una giunta comunale ad un’altra e al timore che, la giunta successiva, si prenda i meriti del lavoro svolto dalla giunta precedente. Insomma, non c’è purtroppo la convinzione di concepire l’impianto sportivo come una risorsa e un bene della comunità, su cui investire a lungo nel tempo. Il problema è nelle convenzioni stesse. Se noi invece iniziassimo a concepire un impianto sportivo come un’attività imprenditoriale qualsiasi, e in alcuni casi anche molto redditizia, sarebbe più semplice investire e trasformarla a tutti gli effetti in una attività produttiva. E a quel punto la gestione si potrebbe dare, anziché per 3/5 anni, anche per 20/30 anni, programmando anche lavori importanti. Oltre a consentire alle ASD di divenire soggetti “affidabili” per le banche".

A proposito di banche. Nella sua esperienza, come viene vissuta dagli istituti bancari la richiesta di finanziamento, da parte delle società sportive, sempre in merito al fotovoltaico?
"Sono soprattutto le società piccole, le polisportive, le piccole società di calcio, i semplici gestori affiliati a varie associazioni come ARCI, UISP, ICS, a scontrarsi con le maggiori difficoltà nella ricerca di un istituto che conceda loro un mutuo. Le grandi società, invece, hanno spesso bilanci importanti e normalmente hanno già rapporti con le banche, con dei fidi notevoli. Il problema è, in generale, essenzialmente burocratico. Non ci sono procedure standard da seguire, ogni banca ha una sua procedura e manca l’autonomia dei responsabili di banca di decidere. Non è la banca ad essere in fallo, è la prassi per la richiesta di mutui che non è adeguata. Ad esempio, a garanzia di un mutuo, normalmente le banche chiedono un’ipoteca, ma non ha senso chiederla, visto che la società sportiva non è proprietaria dell’impianto. A volte, nemmeno il Comune è proprietario, può persino capitare che abbia i terreni in usufrutto da un terzo.

Per fortuna, qualcosa sta cambiando. I due massimi istituti bancari, almeno in Italia, Intesa San Paolo e Unicredit, hanno iniziato a venire incontro alle esigenze delle società sportive. Ad esempio, la banca Intesa ha di recente creato una banca dedicata solo alle Onlus e alle associazioni senza scopo di lucro (la banca Prossima), adatta quindi anche alle società sportive. La medesima banca, insieme alle maggiori società sportive e al CONI, ha inoltre fondato il Consorzio SPIN (Sport Insieme), dedicato a finanziare solo le società sportive nei lavori sugli impianti sportivi. Anche se le procedure sono ancora tra il “lunghissimo” e l’”eterno”. Nell’approccio al fotovoltaico, infine, ogni banca ha la sua regola. Ho parlato con 6/7 banche diverse dal 2010 ad oggi e mi sono sentito dire di tutto, anche che “il fotovoltaico non è un investimento sicuro perché prima o poi il contributo verrà tolto”. Ho avuto un bel da spiegare che, se anche lo dovessero togliere, non sarebbe comunque retroattivo e che comunque, i progetti che stiamo sviluppando, si “reggono” benissimo solo con il risparmio delle bollette".

Al momento attuale, avete già all’attivo la costruzione di impianti secondo questo progetto? Quali?
"Il progetto sta partendo adesso, abbiamo già due cantieri all’attivo che saranno completati entro giugno, così da rientrate nel 4° Conto energia. Dal 30 giugno al 31 dicembre, infatti, l’incentivo calerà, ma come accennavo prima per quanto riguarda gli impianti sportivi la riconversione delle strutture a energia elettrica anche della parte riscaldamento renderà comunque redditizio l’investimento, anche senza il GSE.

I due centri sportivi che stiamo riconvertendo sono rientrati di un soffio nella legislazione attuale e hanno notevoli margini di guadagno. In un caso, grazie a un impianto da 185 KW, circa 400 mila euro di investimento, rifaranno (con gli utili che ripagheranno il mutuo di 20 anni) un campo da calcio omologato in sintetico e 4 campi da tennis nuovi. L’altro è un grosso centro sportivo che ha delle bollette davvero ingenti. Con un investimento di 300 KW, rientreranno dell’investimento in soli 4 anni con il solo abbattimento dei costi delle bollette (che ammontano a circa 200 mila euro l’anno). Soldi che verranno reinvestiti nell’impianto sportivo stesso.

A parte questi progetti, abbiamo in cantiere un progetto standardizzato: PALASOLEIL, indirizzato alle società sportive che hanno in gestione un palazzetto. Grazie alla collaborazione con due aziende del settore, la SAINT-GOBAIN Solar, che installa pannelli solari fotovoltaici europei (realizzati in Germania da una ditta belga) e la Junkers, che produce pavimentazioni per impianti sportivi, proponiamo un pacchetto che include l’installazione di un impianto da 50 KW sul tetto, per il quale spendono circa 100 mila euro e la sostituzione dell’impianto di riscaldamento. Con il risparmio che hanno, possono rientrare dell’investimento in circa 10 anni e programmare, nella stessa operazione, il finanziamento per la costruzione di un pavimento nuovo in parquet omologato, che è una delle esigenze più impellenti nelle palestre in Italia.

Quele vantaggio offriamo? Noi seguiamo la società sportiva dal business plan al rapporto con gli istituti di credito e li affianchiamo nella stipulazione di nuove convenzioni con le PPAA, fino alla progettazione del rifacimento/riqualificazione dell’impianto sportivo e relativa realizzazione dei lavori in collaborazioni con le migliori aziende del settore. In pratica, un solo mutuo e un unico referente. Mi consenta uno slogan: “togliamo i soldi alle bollette per restituirli alla comunità”.".

 

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