Mercato impiantistica sportiva

25.10.2011

Il futuro dei grandi stadi: un peso o un successo?

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di Martina Prati

Eventi come Olimpiadi e Mondiali di Calcio sono strettamente connessi con la costruzione di stadi simbolo, che possano sembrare grandiosi in foto e creare un palcoscenico spettacolare per l’evento stesso. Ma questi stadi mantengono le loro promesse regalando un futuro brillante per lo sport e per le comunità che hanno investito così fortemente su di essi?

La ricerca dell’Istituto Danese per gli Studi Sports presentata alla conferenza internazionale Play the Game 2011, mostra gli aspetti critici di queste enormi strutture, che spesso finiscono per diventare cattedrali nel deserto e monumenti al denaro pubblico sprecato, a causa della mancanza di eventi e spettatori. Infatti in realtà, questi stadi spesso finiscono per diventare un peso finanziario notevole dopo la fine della festa, quando il mega evento ospitato si è appena trasferito.

La ricerca, che è ancora in corso, raccoglie dati quantitativi a proposito degli stadi presi in esame, come la capacità della struttura, il costo della costruzione, il numero di eventi ospitati tra il 2008 e il 2010 e i maggiori eventi dall’apertura ad oggi. Oltre a questi, fanno parte della ricerca dati qualitativi, come il dibattito dei media locali e nazionali, il tipo di eventi ospitati, le questioni e lo stato finanziario. Nonostante i problemi e le difficoltà che vengono riscontrati nel reperire informazioni a causa del livello generalmente basso di trasparenza, sono stati raccolti molti dati. E di fronte ai vuoti di alcuni stadi, si rimane davvero impressionati.

La ricerca ha individuato 75 strutture di 20 paesi diversi che dal 1996 sono state costruite o riqualificate in occasione di un grande evento come le Olimpiadi, i Mondiali, la UEFA e altri. Il costo totale dei 65 stati si aggira intorno ai 13,1 miliardi di dollari americani, con una media di 201,5 milioni per stadio. Il più costoso è lo stadio di Cape Town, per il quale sono stati spesi 600 milioni di dollari, mentre alla fine della lista si trova il Baba Yara Stadium del Ghana, costruito per 25,9 milioni di dollari.

Ancora più evidenti sono le differenze nell’utilizzo dei vari stati. Mentre l’Olympic Stadium di Atlanta, con il suo affittuario di alto profilo, la squadra di baseball Atlanta Braves, ha raccolto più di 2,5 milioni di spettatori nel 2010, lo stadio Dr. Magalhães Pessoa in Portogallo, che ha una capacità di 24.000 posti, ha avuto solo 53.000 visitatori nell’arco del 2010 ed è ormai diventato un peso per le finanze locali.

Sulla base dei dati raccolti, la ricerca ha calcolato un indice che mostra le differenze tra lo stadio più usato e il meno usato nel corso dell’anno precedente. E queste differenze sono significative. Per esempio, sempre lo stadio di Atlanta raccoglie in un anno 50 volte più spettatori della sua capacità. Gli ultimi due stadi dell’indice non la raddoppiano nemmeno.

Di fronte a questi dati così provocatori, il direttore dell’Istituto Henrik H. Brandt ha tracciato alcune conclusioni preliminari. Prima di tutto il successo di uno stadio è altamente a rischio, se non si ha prima dell’inaugurazione del sito un gestore o un affittuario di alto profilo che possa mantenere alte le entrate.

In secondo luogo, prima di costruire una nuova struttura, bisogna prendere in considerazione il fatto che spesso quelle già esistenti sono le migliori per le necessità locali e perciò esse diventerebbero tenaci rivali di stadi costruiti per un evento isolato.

Inoltre le stime rispetto agli utilizzi futuri devono essere fatte con vero realismo. Non si può farsi guidare dall’entusiasmo quando si progettano edifici simili. Il motto “Visioni per il futuro” non è un piano per gli affari, piuttosto il travestimento della mancanza di un piano.

A novembre Play the Game renderà pubblica la ricerca sul suo sito. Intanto l’Istituto per gli Studi Sports ha in programma di continuare a raccogliere dati e analisi su altri stadi e altri paesi per approfondire questa interessante problematica.

 
 
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