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Piscina privata outdoor
25.05.2017

La piscina privata: burocrazia e permessi

Grazie a Guida Piscina 2017 potete approfondire tutti gli aspetti legati alla piscina privata: la trovate in edicola o la potete ricevere comodamente a casa vostra acquistandola dallo shop di Editrice Il Campo.

Categorie: piscine, news piscine, progettazione piscine, costruzione piscine, normative piscine e spa,

a cura della redazione di Sport Industry

               

Normative, permessi, e poi tasse e detrazioni: cosa c’è da sapere quando si parla di piscine private? Quali passi è necessario compiere per poter realizzare il proprio impianto? Guida Piscina 2017 presenta un piccolo manuale di istruzioni che comprende tutto ciò che riguarda la progettazione e la costruzione di una piscina privata.

In Italia, infatti, la materia non è disciplinata da un regolamento unico, con norme e principi uguali per tutti: la sovranità spetta ai 7.982 Comuni dislocati lungo tutto il territorio nazionale ciascuno dei quali può decidere autonomamente quali step vanno seguiti per poter espletare l’iter autorizzativo necessario a ottenere il via libera ai lavori. E di conseguenza quanto tempo ci vorrà prima di poter inaugurare con un tuffo la propria piscina.

Prima di iniziare, quindi, bisogna essere bene informati: il primo passo, spiega Antonio Fedon, presidente di Assopiscine, “è rivolgersi all’ufficio Edilizia privata del proprio Comune di residenza, per scoprire se il terreno sul quale verrà edificata la piscina è sottoposto a vincolo, e se ci sono altre norme del piano regolatore che possono influire sulle caratteristiche progettuali dell’impianto, come per esempio il colore dei rivestimenti, o le dimensioni”.

Se non ci sono vincoli, generalmente è sufficiente presentare in Comune la S.c.i.a, cioè la Segnalazione certificata di inizio lavori, che deve riportare tutte le caratteristiche dell’impianto che si andrà a realizzare. Il Comune, quindi, ha 30 giorni di tempo per muovere obiezioni circa la documentazione presentata dal privato, e intanto i lavori possono cominciare.

Quando il terreno – o giardino – è sottoposto a un qualche vincolo, che sia paesaggistico o urbanistico, spiega Fedon, “è necessario richiedere il Permesso di costruire”. In che modo? Ottenendo il via libera a costruire da ciascuna delle commissioni paesaggistiche o urbanistiche relative al vincolo che interessa l’area. Solo a quel punto sarà possibile presentare in Comune la Scia, e iniziare i lavori.

Il Permesso è altresì richiesto quando la piscina non è di pertinenza dell’edificio principale (cioè non ad esclusivo servizio dell’abitazione, ad esempio) oppure se l’impianto supera il 20% del volume dell’edificio principale.

Finiti i lavori di costruzione, al termine dell’opera, quindi, sempre al tecnico spetta il compito di presentare la Dichiarazione di conformità, secondo la normativa che regolamenta le piscine domestiche. Tale dichiarazione, spiega Fedon, va consegnata al Comune, al quale va anche segnalata la fine dei lavori. “Il documento è una semplice comunicazione, contenente i riferimenti dell’azienda che ha svolto l’opera”.

L’ultimo step, infine, è l’accatastamento della piscina, richiesto dal Comune: un passaggio fondamentale affinchè l’impianto porti valore alla casa. In tutto, un iter ben fatto può costare tra i 1.000 e i 2.000 euro, tra documenti, verifiche, sicurezza, direzione lavori, eccetera: circa il 6 – 7% del costo dell’opera totale. “Attenzione però: se la piscina ha una superficie superiore agli 80 metri quadrati, può cambiare la classificazione catastale dell’abitazione a cui è pertinente”, avvisa il presidente di Assopiscine. La casa, quindi, cambia categoria, il che ha un effetto sia sul calcolo dell’Iva, sia sulle imposte fiscali.

Per maggiori informazioni e per approfondire tutti gli altri aspetti legati alla piscina privata, vi invitiamo a consultare Guida Piscina 2017 : la potete trovare in edicola o riceverla comodamente a casa vostra previo acquisto sullo shop di Editrice Il Campo .

         

       

 
 
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